venerdì 8 dicembre 2023

My Service Support Fucker

 Credo di essere stata profilata sul web come “utente a cui piantarlo facilmente in culo” perché ogni volta che entro in qualche social mi trovo davanti una catena infinita di profili fake che mi propongono ogni tipo di truffa (annunci intervallati al massimo dai post di mia madre, che truffe non sono ma il pericolo di esserne inghiottita è altrettanto spaventoso).

Non ho ancora capito se gli occhi del cyberspazio abbiano riconosciuto  quanto io sia una vecchia coerentemente rincoglionita cronica dal fatto che su ig ho iniziato a seguire con imbarazzante assiduità Chiara Ferragni, o dal fatto che su blogspot scrivo minchiate da depressa, o che su Twitter penso ancora di essere su Twitter anziché su X o  perché su ogni sito in cui vado, per non fare la schizzinosa diffidente, accetto e acconsento a qualsiasi cuchi e privacy, o infine perché due mesi fa su un palese annuncio fake di fb ho comprato e pagato euro 49,99 con carta di credito un mobiletto portatrucchi e porta bigiotteria di dubbio gusto che ovviamente non mi è mai arrivato, ma sono in costante contatto con una tipa di Hong Kong che si fa chiamare Your Service Support Angel, la quale giura ogni volta sul riso alla cantonese  che il cazzo di mobiletto sta arrivando e mi ringrazia for my patience.

Ma prego figurati, cara la mia Support Angel, prenderlo in culo dalla Cina può a suo modo essere anche un piacere, che budda ci possa perdonare tutti quanti, maledetta te, me e maledetto il giorno in cui ho deciso di comprare un mobiletto di merda che, tra l’altro, se un giorno davvero dovesse arrivarmi, mi costringerebbe a prendere tristemente coscienza di tre fattori sostanziali:

1) non saprei dove cazzo mettermelo;

2) avrò sì e no tre o quattro brutte collanine di plastica, che non porto mai;

3) tutti i miei trucchi stanno comodamente da anni in una busta che fa costantemente avanti e indietro tra casa mia e quella di Germa, e non hanno bisogno di una postazione stanziale.

Insomma, ‘sto mobiletto manco mi serviva.

Speriamo che sia davvero una truffa. Vàh. 

giovedì 7 dicembre 2023

Wanted 😊😢🥰😏😤😂😮🙃



😶
Dove sono finite le mie emozioni?
Son rimaste in qualche vecchia borsa che ho cacciato via per sbaglio?
Le ho dimenticate nella tasca di una braga buttata nello staccapanni della Caritas?
Volevo venderle su subito.it, dato che non interessano più da un pezzo.
Dovevano valere un po’. 
Ci avrei pagato almeno la metà della TARI 2023.

mercoledì 29 novembre 2023

Non

Non ci sto dentro ma nemmeno fuori, sopra e sotto.

Non ci sto.

mercoledì 22 novembre 2023

Castle went dark

 È diventato praticamente impossibile prendere una posizione senza sputare intolleranza anche da chi non ce lo saremmo mai aspettato, compresi noi stessi.

Nulla di strano.

Dopotutto, dove prolifera l’intolleranza, se ne genera sempre altra in nuove spontanee forme e direzioni nei confronti dell’intollerante.


Buffo, dovevamo essere nell’illuminata era dell’Acquario, ma ci stiamo morendo affogati dentro.

Tutti quanti, insieme.





giovedì 2 novembre 2023

🚫 Hai eliminato questo messaggio

 

L’ho  scritto su whatsapp e poi cancellato, lasciandoti solo la notifica della mia vigliaccheria.

Non so come dirti che non ce la faccio. Non c’è mai un momento giusto per dirtelo. Ogni volta c’è qualcosa di più importante che riguarda Ale, che È ovviamente la cosa più importante. Ma non c’è urgenza che non sia immediatamente sconfitta dall’urgenza per eccellenza, su cui puntare subito l’attenzione, lasciandomi come una stupida cogliona che si stava massacrando il cervelletto con futili idiozie.

È frustrante e soffocante. 

Io mi sto sentendo in gabbia con te. Non so nemmeno più come fare a darti sostegno, ormai ridotto a pochi consigli o pareri che alla lunga si sono consumati e ingialliti come vecchi stracci sporchi di cui non te ne fai più un cazzo.

Sono consumata io, svuotata, svilita, impotente e talvolta feroce, quando alzo il tiro e ti svelo ciò che non vuoi assolutamente sapere.

Oggi mi hai detto che ti succederà qualcosa alla salute, che sei certo di questa cosa e me l’hai detta in un momento in cui io ero nervosa e ti stavo tampinando perche anche a me capita di stare di merda con il mondo e con te.

Ma io non voglio esistere per te solo quando sto bene, sono sul pezzo, sono divertente, utile, saggia, lucida e coccolosa. E non posso pensare che se sbarello per i cazzi miei o le mie paturnie di merda, tu fai il ricatto che starai male.

Io sono anche ‘sta roba qui, e ho tutto il diritto di esserlo, ho tutto il diritto di dare spazio alla mia immondizia caratteriale e mentale.

Non posso fingere di star sempre bene solo perché tu hai i tuoi problemi e non puoi permetterti di avere anche quelli di coppia. Io devo potermi esprimere e magari fare schifo, anche se questo comporta un temporaneo problema di coppia. Perché se non mi esprimo, il problema diventa permanente. Se non reggo io e non reggi tu, saremo costretti a reggerci da soli ognuno per i cazzi propri, ognuno per la propria strada.

Ma manipolarmi come hai fatto oggi con la minaccia della tua salute che cederà, cosi per mettere a tacere una discussione che riguarda  noi, è veramente bieco e mi ha fatta stare male tutto il giorno. 

Io non voglio vivere imbottigliata. 

Se è questo di cui hai bisogno, per la tua salute, allora mollami.


Ma cosa cazzo lo scrivo a fare qui, che manco sai che un qui esiste ancora.

Cosa cazzo cancello i messaggi di whatsapp.

Vigliacca di merda.



mercoledì 25 ottobre 2023

La tua mamma e il tuo bicchiere infranto

Quella volta che ho infranto il tuo bicchiere di Valladolid, il ricordo dell’Erasmus.

Quella volta. Cioè una settimana fa.

Ti avevo appena rifilato uno dei miei soliti pippotti sulla tua inadeguatezza nelle cose pratiche, mentre caricavo la lavastoviglie.

Si è abbattuto uno dei 4 bicchieri da vino e Murphy, quello della legge, ha ovviamente deciso che fosse il tuo, non gli altri 3 del servizio che mi ha regalato mio fratello. Ho esclamato un Merda, pensando fosse uno degli altri tre.

Ma quando ho visto in terra tra i cocci la V di Valladolid insieme ad altre lettere spezzate incise nella trasparenza, il Merda si è trasformato in una sussurrata più grave esclamazione, che ti ha fatto capire subito qual era il bicchiere sacrificato.

Quanti bicchieri ho rotto in vita mia? Tantissimi.

Ma questa volta una scheggia di vetro si è conficcata nel cuore, mi si è gelato il sangue e subito dopo un’ondata di sudore.

L’inadeguatezza nelle cose pratiche.

Rompere un bicchiere non è un dramma.

Ma noi scemi di merda che non conosciamo il significato dei drammi, siamo più fragili di un bicchiere di vetro da pochi euro preso ad una sagra spagnola con i fratelli che non hai mai avuto in vita tua.

Sono fragile io che ho pianto come una cogliona per averti infranto un ricordo, sei fragile tu che hai raccolto i cocci a mani nude e piedi scalzi, incurante come lo sono i bimbi del pericolo di tagliarsi.

È fragile il tuo tenero odio verso di me, è fragile il mio essere una madre incapace di insegnarti che gli oggetti possono avere un potere evocativo apparentemente potente ma non sono altro che una sciocca rappresentazione tangibile di ciò che è privo di materia, un’emozione, un ricordo, un sentimento.

Il bicchiere non è l’esperienza vissuta, non è la vostra amicizia, non è la bevuta, la risata o il pianto che avete fatto insieme.

Il bicchiere è solo il veicolo che trasporta tutte queste belle cose che porterai dentro per sempre, sul piano della coscienza, quando lo guardi distrattamente passando davanti alla libreria sulla quale lo conservi a prendere polvere nella tua lurida camera.

Lui è fragile, il bicchiere.

Il tuo vissuto no, quello non può farsi rompere in mille pezzi da una madre maldestra intenta a fare pippotti sull’inadeguatezza nelle cose pratiche. 

Quella sera ho limato con impegno e la carta vetrata i bordi taglienti di ciò che è rimasto del bicchiere, ho sciolto a bagnomaria due candeline rosse Ikea profumate alla ciliegia, ho passato quei bordi nella cera e l’ho usata per trasformare i resti del gotto in una candela del cazzo, con tanto di stoppino.

Tu non ami particolarmente il vino, ma amavi quel bicchiere.

La verità è che so bene che non ami nemmeno le candele. 

Ma noi fragili siamo fatti così, vogliamo tenerci stretto qualunque oggetto sia in grado di rievocare un passato che ci ha resi felici.

E allora penso che quando guarderai quel bicchiere monco che è diventato una stupida candela, penserai a Valladolid, al tinto de verano bevuto coi tuoi fratelli, e perché no, a quella primadonna di tua mamma, che è riuscita ad entrare involontariamente ma prepotentemente in un ricordo nel quale non c’entrava un cazzo.

L’amore di una femmina, in qualunque forma esso sia tra quelle contemplate in letteratura, è un genio del male e pretende di essere ricordato.




giovedì 12 ottobre 2023

513097

 

Il codice per sbloccare il telefono quando la mia faccia stanca è più brutta del mio Face ID, è 513097.

È il numero di telefono fisso che avevano i Gozzi dal 1974 al 1991 nella grande casa di via imperiale 39/9, 16143 Genova, e se dovevi fare una telefonata urbana non c’era bisogno di fare lo zerodieci (e sì, la Telecom si chiamava SIP e Sip otevano mangiare anche le fragole).

Erano bei tempi, quelli.

Ci sono cose che non ho il coraggio di scrivere nemmeno qui, ma non perché si tratti di chissà quali segreti, io di segreti gustosi non ne ho più da anni.

Non le scrivo qui semplicemente  perché dopo averle pensate mi offendo per conto di chi si dovrebbe offendere se mai le leggesse.

Allora le scrivo sulla app note del telefono, mi offendo io e risparmio l’offesa a terzi, con tutte  le solite menate di belino che ne conseguono, tipo quella di dover chiedere scusa perché alla fine c’ho sempre torto io, anche quelle rare volte in cui sono partita con la ragione che mi esce perfino dal buco del culo.

Il mio grande problema è sempre stato quello di non saper argomentare adeguatamente.

Quando muoio, o piazzate il telefono davanti alla mia bella faccia prima che chiudano la bara, oppure digitate il numero di telefono della mia casa di infanzia 513097, senza prefisso e senza scatto alla risposta.

Telefonate a qualsiasi ora per parlare con quello che scrivevo nella app note quando ero ancora viva.

Troverete alcuni codici di accesso: banca, Amazon, Account di posta, Spid, Netflix, Trenitalia, Wind tre, basko, account social che ormai uso solo per farmi i cazzi degli altri, e qualche altra rumenta che richiede una user e una password.

Telefonate e troverete alcune liste della spesa per mia mamma, l’appunto dell’eventuale credito a suo favore che spesso si trasforma in cresta, qualche memo di lavoro e di vita, ricette, titoli di film e canzoni, e quelle robe che non ho il coraggio di pubblicare nemmeno in questo blog che nessuno legge.

Perché spesso sono incazzata, sì, e anche tanto.

E se vi offendete cazzoméne, tanto sono morta, non devo spiegare (male) perché ero incazzata e, soprattutto, non devo chiedere scusa a nessuno.


È facile e suona bene come un endecasillabo:

Cin-quan-tu-no-tren-ta-no-van-ta-set-te.

Che la app note vi sia lieve, adorabili pezzi di merda.

🌚

lunedì 2 ottobre 2023

Duel

Mi sembra come se dovessi inseguire qualcosa ma nessuno mi ha detto cosa.

E io corro corro corro corro corro e corro ma davvero, non so cosa cazzo sto inseguendo.

Si paleserà prima o poi, il cazzo che sto inseguendo.

sabato 23 settembre 2023

 E talvolta capita che arriva il momento in cui le persone decidono  improvvisamente che certe manifestazioni non fanno più per loro, perché sono diventate sagge e  riservate, perché tengono alla loro privacy e lottano per tutelarla, perché hanno problemi da risolvere ben più importanti e non hanno più  tempo da sprecare in stupide pratiche adolescenziali.

Questa almeno è la loro versione.

Io ho il sospetto invece che questo momento arrivi proprio quando queste persone non hanno più benzina per accendere il motore delle loro emozioni, quando sono ben lontane da quella saggezza a cui credono di essersi elevate, arriva quando la loro preziosissima privacy non è diventata altro che un pezzetto di vita che conviene nascondere affinché non venga smascherato il doppio bluf e quando i problemi ben più importanti sono solo la scusa per rifugiarsi in pratiche altrettanto adolescenziali. 

Pensano di non piegarsi ai meccanismi dei social che tanto criticano e schifano e non si rendono conto che questo modo di rifiutarli, e i motivi per cui lo stanno facendo, le hanno rese maggiormente schiave dello stesso meccanismo, costringendole a perdere quello spirito puro e giocoso, che ha sì la sfrontatezza dell’adolescenza, ma anche quella freschezza spontanea che restituisce al termine tutta la sua accezione positiva.

Quello spirito che un tempo non si vergognava di esprimere i piccoli momenti di “trascurabile felicità”, se davvero di felicità si è trattata.

Detesto l’idea che anche io stia diventando così, per puro spirito di adeguamento.

domenica 17 settembre 2023

A.G.

 Alessandro Mendini era un celebre architetto. È morto qualche anno fa.

Noi ignoranti non sappiamo nulla di lui.

Ma se guardiamo l’immagine sotto di sicuro riconosciamo la marca dell’oggetto: Alessi.

Probabilmente ne abbiamo uno in casa o una imitazione a buon mercato.

Se sei un artista e volessi dedicare una tua opera  alla persona che hai amato, magari faresti un quadro, una poesia, una scultura, una canzone, una coreografia.

Lui no, lui ha fatto uno stupido cavatappi che ha chiamato Anna G.

E così la bella Anna G. è entrata nelle case di tutto il mondo, ha alzato le sue braccia e ha stappato migliaia di bottiglie di vino, per la gioia di chi lo ha bevuto.

Io credo che sia l’opera più romantica e significativa che un artista abbia mai dedicato alla sua amata.




mercoledì 6 settembre 2023

?

Son mica tanto contenta, così, in generale.

Si vede vero?

Mah. Non so neanche a chi lo sto chiedendo se si vede.

Quindi come faccio ad essere contenta, se da un po’ di tempo non so manco più a chi mi sto rivolgendo…

Maledetti punti interrogativi orfani di un destinatario che spussano di solitudine, buttati nel water di un brutto cesso senza finestra e con la ventola rotta.

mercoledì 23 agosto 2023

Fanculo a Rorschach



Come un’imitazione imperfetta delle macchie di Rorschach, quelle che usavano per cercare di scandagliare i meandri della mia acerba personalità, tra le poche piazze luminose delle mie aspirazioni e i tantissimi vicoli incerti e tortuosi delle mie ossessioni e paranoie, per poi deliberare, con gentilissima ferocia, sulla mia incapacità di pascolare, senza troppo disturbare, presso il reparto  prenotazioni di una famosa compagnia di crociere genovese.

Risponda pure liberamente, non esiste una risposta giusta e una sbagliata.

Col cazzo che non esiste, se no non useresti le macchie per fare una selezione di lavoro.

Quante belinate ho pensato di sparare di macchia in macchia, sperando di azzeccare la risposta (giusta) che mi avrebbe fatta scegliere tra centinaia di altri sfigati come me che a loro volta tentavano a caso la risposta (giusta), quando l’unica  risposta sensata da dare, senza scomodare le nobili discipline della psicologia e della psichiatria, era “ma brutti coglioni, secondo voi cos’altro potrei vedere oggi nella vostra stronzissima macchia, se non la rappresentazione di una bella busta paga e di un contratto a tempo indeterminato nel reparto Booking della vostra azienda del cazzo”.

Non mi è mai venuta la risposta giusta. Non mi hanno mai scelta infatti. 

Ora guardando questa imperfetta imitazione di macchia di Rorscharch, mi chiedo chissà come sarebbe stata la mia vita se trent’anni fa avessi dato la risposta giusta e fossi andata a pascolare negli uffici della Costa a vendere crociere.

Sarei curiosa di sapere cosa vedono altri in questa imperfetta imitazione di macchia di Rorschach.

Io vedo il futuro che ho avuto 30 anni dopo quei test inutili che pretendevano di svelare le mie capacità e le mie inettitudini da impiegata.

Vedo buio, luce, fumo, albe e tramonti, profili, nascita e mutazione, sangue che scorre nelle vene, emozioni che scorrono nel letto nero delle mie paure, vedo cose nate dritte e che ho trovato il coraggio di rovesciare, per imparare che anche le cose storte possono a loro modo essere belle, e forse mi rendono meno illusa e meno schiava.

È cosa certa che se 30 fa avessi azzeccato la loro risposta esatta a quelle macchie di Rorschach, questa mia imperfetta imitazione non sarebbe mai esistita. 

Vedi a volte l’interpretazione errata di una stupida macchia come può cambiare la rotta della tua nave da crociera.

Forse la risposta che diedi allora, (Scusate, ma io in ‘ste macchie ci vedo solo uteri) non era poi così errata.


venerdì 18 agosto 2023

Apollo 23

 Pensavo che quest’anno avrei passato le ferie più merdose da un po’ di anni a questa parte.

Senza fare troppo la tragica, si intende, dato che sono arrivata  a una età e a un punto della mia vita in cui devo aspettarmi di tutto, ma finché il tutto non riguarda la salute o i miei affetti, per carità, meglio limitare i mugugni, che se mi sente Quello che c’ha il black humor più spiccato dell’universo son cazzi amari.

Però insomma, diciamo che la mia soddisfazione generale lascia un po’ a desiderare ultimamente, e quindi queste per la questura dovevano essere le ferie più merdose da un po’ di anni a questa parte. 

Battezzate così quasi con orgoglio e pregiudizio.

Ma eccole qui sotto le mie ferie merdose,  illustrate in 4 foto.

Tre giorni e tre notti in compagnia di un serpente e di una scimmia. 

Io, loro, il furgone e un tuffo ogni tanto in quell’enorme minestra con la pastina galleggiante (noi bagnanti) che è il mare a ferragosto.

Senza nemmeno poter usare la macchina per non perdere il parcheggio che ho trovato per una botta di culo la sera in cui sono arrivata, perché la nostra vita funziona così, se non hai il parcheggio garantito non sei libero di vivere.

Se non sei libero non puoi andare in spiagge fighe. Se non vai in spiagge fighe sei pastina galleggiante nella minestra su cui si affaccia una spiaggia altrettanto affollata.

Ho passato i miei tre giorni in un furgone senza cesso e senza l’obbligo di rendere conto a qualcuno se voglio stare chiusa qui per ore.

Protetta da uno stupido strato di lamiera di annata color cacca in mezzo al passaggio di decine e decine di persone caciarone che non possono immaginare lo splendore del mio isolamento; io fortunata eremita tra i villeggianti costretti a stare in compagnia spesso nemmeno troppo gradita.

Tipo quell’astronauta in orbita nel minuscolo tratto della Via Lattea dentro il lem fatto di cartapesta e stagnola che dicono sia atterrato sulla Luna. 

Senza spazio e senza tempo, senza la forza di gravità che ti attira inesorabilmente verso le rotture di coglioni, pur inseguendomi anche qui l’immancabile richiesta di comprare il tele7 della prossima settimana.

Con l’unico desiderio, nei rari momenti di rapporti sociali che ho dovuto intrattenere, di chiudermi di nuovo nel microcosmo col serpente e la scimmietta, i compagni silenziosi e rispettosi del mio benessere.

Sono state ferie merdose bellissime, le ferie perfette in questo mio momento storico un po’ del cazzo.

E come tutte le cose belle, le ferie merdose sono durate troppo poco.

I vari tele7 mi stanno aspettando assetati come vampiri. 





giovedì 3 agosto 2023

Tuttodunfiato

Ho bisogno di farmi un po’ di chiarezza tutto d’un fiato.


I dirigenti della mia azienda cagano il cazzo perchè bisogna mettere dentro ancora lavoro per stare in filino più  “tranquillini” con gli utili al netto dei compensi che si prendono mentre noi merde sputiamo il sangue dalla mattina alla sera isteriche e imbruttite dalla pressione di clienti che a loro volta cagano il cazzo perché i loro ospiti alcolizzati e psicopatici VVVIPS di merda partners di una multinazionale mondiale mica possono portarsi in quella merda di fogna che loro chiamano bocca uno schifo di posatina di legno compostabile  durante il Gala Finger Food Dinner a buffet ma tu sei solo una lurida morta di fame che non capisce l’importanza di queste persone e all’inizio insisti perché cosa sarà mai se un essere umano come un altro si mangia la crudità di pesce con la forchettina di legno compostabile durante un finger food  e poi giù a scusarti se il catering che si ciuccia 150 euro a persona moltiplicato per 306 a fronte di quel finger food non può darti la posatina in acciaio perché se no gli tocca pagare un’ora in più i camerieri che devono separare la ciottolina da buttare dalla posatina in acciaio da lavare ma non trovi soluzione e ti pare tutto così difficile tutto così impossibile e insopportabile ma stai davvero andando in sbattimento pesante per queste cose davanti a decine di fogli excel o di word che non riesci mai a completare e che diventano sempre più grandi e mostruosi che ti inseguono anche nei sogni o durante le tue ferie condotte da poveraccia in un furgone in compagnia di budget da capogiro rooming perennemente in overbooking contratti scadenze Ecm che se te ne dimentichi uno ti saltano tutte le sponsorizzazioni e chi le sente poi le aziende incarognite chi li paga i fornitori  chi rassicura il committente che non farà una figura di merda a parte quella di dare la posatina in legno compostabile ai baroni dei revisori dei conti mentre hai il pensiero che anche stasera arriverai in quella casa che non riesci a tenere in ordine alle ottoemmezza se va bene e devi preparare qualcosa da mangiare ma il frigo ti manda affanculo appena lo apri perché non hai fatto la spesa ne per te ne per la mamma che voleva l’aglio i cartocci di vino le zucchine e il telesette e ci penserai domani quando ti svegli nuovamente alle 6.30 per iniziare un nuovo giro di giostra in senso antiorario che quando ci sei sopra vorresti vomitare sul giostraio che ti guarda con un ghigno e non schiaccia mai il pulsante stop per farti riprendere pochi minuti  e quando ti svegli con la nausea già lo sai che ti roderà il culo perché non hai avuto manco la forza di svegliarti un’ora prima per farti la tinta su quella crescita crespa e grigia che sembri una vecchia puzzola proprio nel giorno in cui festeggi 8 anni di relazione e porca troia ci tenevi ad essere un po’ più figa stasera per andare a mangiare le ostriche con lui anche se diciamoci la verità l’ostrica a sto giro se la sarebbe un attimo meritata su per il culo con tanto di guscio ruvido e leggermente tagliente che ti ci mancavano giusto le sue cazzate destabilizzanti per aumentare la velocità dei giri di giostra al contrario ma va beh che cazzo devi fare mangiati quest’ostrica e passaci sopra che mica puoi anche tu cagare tutti i giorni il cazzo a lui o al capo che vuole metterti più lavoro sulla schiena per stare tranquillini o al figlio che lascia sempre la casa che è una merda mica puoi farlo ma sì fumiamoci un’altra sigaretta e facciamoci sta dormita sopra che in fondo non sta succedendo nulla di tragico tranne il fatto che tutte ste piccole menate di cazzo gestite senza punteggiatura tutti i capricci tuoi e di chi ti sta intorno di chi ti da da mangiare di chi ti dice che ti ama di chi vuole il tele7 di chi deve fare un gala finger food dinner con posate degne di quelle tre letterine che si portano appresso la Vi la I la Pi che dio se li inculi tutti insomma non ci sarebbe nulla di tragico se non fosse che dentro a tutto sto sacchetto della rumenta carico di seghe mentali che ci lanciamo reciprocamente addosso stiamo perdendo totalmente il senso della decenza della vergogna ci stiamo perdendo la strada l’alba il tramonto la musica la cura di noi stessi e degli altri il lume della ragione tutti incarcerati dentro le nostre brutte depressioni le manie le sindromi da primi della classe le frustrazioni le insoddisfazioni amorose e professionali proiettandoci verso obiettivi così tragicamente sbagliati.

Finché non arriva una botta di vita e te la dà proprio chi si sta affacciando alla finestra della morte.


Respiro. 

Sospiro.

Mi sembra tutto molto chiaro adesso.

Boh io ci provo a mettere la sveglia alle 5.46.

martedì 1 agosto 2023

🌹

 


Ciao Simo,

Ti vengo a trovare ogni tanto, ma non al cimitero, vengo da te nella mia testa col pensiero.

Oppure vengo da te nella tua pagina di fb, ti butto li una canzone bella sperando che tu possa ascoltarla o che possa farlo qualcuno che ti ama.

Vengo da te quando ho bisogno ma non ti racconto più nulla, ‘tanto so che  sai già tutto.

E non ti faccio più domande, ‘tanto so che non rispondi.

Vengo a trovarti nella mia testa col pensiero ora che sei morta, poiché non l’ho fatto quel maledetto inizio agosto, quando eri ancora viva.

Ero in ferie, e credevo di avere tutto il tempo.

Io in effetti ce l’avevo, tu no.

Come ha detto qualcuno: “uno i morti dovrebbe andare a trovarli da vivi”, che andar dopo nella testa col pensiero son capaci tutti. 

sabato 22 luglio 2023

.



A me basta un “nulla” perché tutto cambi direzione e io non sappia più quale seguire.

L’altra sera mi sono stesa a pancia in giù sul pavimento della loggia perché avevo voglia di sentirlo con tutto il corpo, dovevo avere la percezione di qualcosa di solido e fisico che mi sostenesse in tutta la mia lunghezza, dal piede alla testa.

Solo che il letto o il divano non andavano bene, è sul punto più basso in cui puoi stare che prendi le misure con lo spazio esteriore e lo rapporti a quello interiore, così piccino e buio. E da lì non si rischia di cadere più in basso, a meno che non venga giù anche il pavimento.

Sto perdendo la voglia di dare, quella di prendere e anche di pretendere.

E questa perdita mi fa sentire senza direzione e senza alcun appoggio.

Ma non lo dico per far la depressa, è che proprio non so dove sono, con chi sono e cosa sto facendo.

Mi piacerebbe sdraiarmi a pancia in giù in mezzo al lungomare di pegli, dove la gente in questo momento sta ballando una cazzo di salsa.




mercoledì 19 luglio 2023

Sintomi


Nausea

Voglia di vomitare

Mal di pancia 

Oppressione

Diarrea

Insonnia 

Voglia di piangere

Pianto

Rabbia

Nausea

Impotenza

Tachicardia 

Pensieri ossessivi

Imbruttimento 

Attacco di panico

Tristezza

Senso di colpa

Respiro affannato

Senso di trappola 

Voglia irrefrenabile di fumare

Delusione

Distruzione 

Mal di pancia 

Rifiuto

Diarrea 

Fame d’aria

Abbattimento dell’autostima

Prurito ovunque 

Caldo

Freddo

Caldo

Desiderio di non esistere

Ansia

Voglia di vomitare

Filofobia

Tremore alle mani

Umiliazione

Malinconia

Sfiducia

Paura

Difficoltà di deglutizione

Insicurezza

Depersonalizzazione

Voglia di scappare

Incredulità 

Senso di inadeguatezza

Nausea

Senso di fallimento

Rimpicciolimento

Diarrea 

Rottura, eccola

E poi Morte.


Ti bastano?


Non è giusto dover stare così.

Eppure tocca starci, finché la sbagliata sono io perché decido ancora una volta di starci, per poi farmi un culo così (da sola) cercando di mettere una merdosa e inutile pezza su un altro ‘piccolo’ danno subìto.

Non voglio più essere brutta.

Ti prego, se mi leggi ancora. Non farmi più tornare brutta.

Lasciami andare.

sabato 15 luglio 2023

Breaking boh



 È come se l’universo volesse comunicarmi qualcosa.

Si rompe tutto: dal frigo alla macchina che non parte. Si rompe la musica, si rompe la mia forza, la mia voglia di fare cose, si rompe il piacere di bere, il piacere del piacere e il piacere di piacere.

Si rompe la vitalità del mio corpo, che trova sollievo solo se sta seduto o coricato.

Si rompe l’appetito, si rompono le unghie. Si rompe la saracinesca del garage, la voglia di lavorare e quella di raccontarmi.

Si rompono i miei coglioni, qualunque cosa cerchi di fare.

La lavatrice, andando, fa rumori strani, e io ho paura che si rompa pure quella.

Ma la paura peggiore è che si stia compendo anche la rottura di qualcosa di veramente grande senza che io lo sappia, e il dubbio genera un’ulteriore rottura nella mia anima.

L’unica cosa che non si rompe è il silenzio dell’universo, perché forse mi sono sbagliata, forse lui non ha mai avuto la necessità di comunicarci proprio un gran cazzo. Lui sta da sempre solo compiendo indisturbato la sua porca e divina manifestazione, creando quello scorrere implacabile di cicli micro e macro che noi stupidi chiamiamo “il tempo”.

Ed è in questo scorrere che le cose e le persone, prima o poi, si rompono.

Il principio e la fine sono concetti che concepiamo solo noi.

Se non mi parli tu, una cosa te la dico io: ma vaiaffancùlo, va.






martedì 30 maggio 2023

Salita Vecchia

 Parole che meritano di essere tirate giù da una vecchia salita e immortalate in questa infinita dimensione immateriale che è l’Internet, fatto ammassi e costellazioni di dati, la maggior parte di natura merdosa e purulenta, che nascondono piccolissimi corpi celesti che brillano di luce propria, come queste Parole.

Toh, Parole, vi accompagno nell’Internet e lì, da qualche parte, ci resterete per sempre, anche quando questo mio posticino non esisterà più.

Germa,

Questa palazzina di matti senza di te non sarà più la stessa ma la tua musica sonerà ancora per molto molto tempo fra di noi, così come suonerà la persona splendida che sei sempre stata per noi.

Alzeremo la testa e ti cercheremo e non abbiamo dubbi: ti troveremo.

Un abbraccio.

Luca, Ornella, Ernesto, Rossana, Simone, Marina, Antonio.

martedì 11 aprile 2023

Una favola Dark


Vi racconto una storia.

In principio era il nulla, nient'altro che il silenzio di un'infinita tenebra, ma lo spirito del Creatore sfiorò la faccia del vuoto bisbigliando "Sia la luce" e la luce fu.

Ed era cosa buona. Primo giorno.

E poi la luce informe prese ad assumere sostanza e forma. Secondo giorno.

Il nostro mondo era nato, la nostra bella e fragile casa.

E una luce maggiore che riscaldava e nutriva i suoi giorni e una luce minore governava le notti.

E fu sera e fu mattina, un altro giorno.

E le acque del mondo si raccolsero insieme e in mezzo ad esse apparve la terra asciutta. Un altro giorno passò e dalla terra uscirono le cose che crescono, una fitta coperta verde che si estendeva su tutto il creato. E anche le acque brulicavano di vita, grandi mostri marini che non sono più, vaste moltitudini di pesci, tra i quali alcuni ancora oggi nuotano nei mari e presto il cielo fu solcato dagli uccelli.

E fu sera e fu mattina. Quinto giorno.

Ora tutto il mondo era pieno di esseri viventi, tutto ciò che serpeggia, tutto ciò che striscia e ogni bestia che cammina sulla terra. Ed era cosa buona.

C'era luce e aria e acqua e suolo, tutto pulito e intatto. C'erano piante e pesci e fauna e bestie, ognuno della propria specie, ciascuno parte di un grande Tutto, ciascuno al proprio posto e tutto era in equilibrio.

Era il Paradiso, un gioiello nel palmo del Creatore.

Poi il Creatore fece l'uomo e al suo fianco la donna, il padre e la madre di tutti noi. Diede loro una scelta: seguire la tentazione delle tenebre o attenersi alla benedizione della luce. Ma essi mangiarono il frutto proibito, l'innocenza si estinse.

E così per generazioni dopo Adamo il peccato ha camminato in mezzo a noi. Fratello contro fratello, paese contro paese, l'uomo contro il creato.

Ci siamo uccisi l'un l'altro.

Abbiamo distrutto il mondo, abbiamo fatto questo. L'uomo ha fatto questo. Tutto ciò che era bello, che era buono, l'abbiamo annientato.

Adesso comincia di nuovo.

Aria, acqua, pianta, pesce, uccello e bestia. Il Paradiso torna.

Ma questa volta, questa volta non ci saranno uomini. Se noi rientrassimo nel giardino sarebbe solo per distruggerlo di nuovo.

No. Il Creatore ci ha giudicati.

L'umanità deve finire.

Il creato verrà lasciato solo.

Salvo e bellissimo.



martedì 28 marzo 2023

Paesaggi domestici

La vita si consuma come una cazzo di partita a homescapes.

Arrivi a un livello  mortale e ti affanni sapendo che prima o poi quel livello lo superi per arrivare a un altro livello che pensi di non superare mai fino a quando, non si sa come, lo superi.

Ci sono volte in cui hai i potenziamenti che ti aiutano, altre volte in cui i potenziamenti li hai finiti ma sai che con un po’ di pazienza il livello lo superi ugualmente. 

Ci sono livelli in cui ti salvi perché hai le monetine che ti concedono 5 chances in più e altri livelli in cui hai hai finito anche le monetine e l’obiettivo sfugge dal tuo controllo. Ma poi, miracolo improvviso, ce la fai anche stavolta,  senza monetine e senza potenziamenti perché in fondo sei in gamba o forse solo perché in fondo così era previsto nello straordinario disegno del gioco, che ti spinge ad andare avanti ancora, buttando monetine, potenziamenti, qualche soldo vero e amen, tra bombe, palle da discoteca, trottole, aeroplanini che volano, manine che spostano, martelli che spaccano e colonne sonore deliziose da canticchiare, il tutto allo scopo di abbellire i tuoi paesaggi domestici con tanti accessori di merda.

Austin, la verità sai qual è? È che i livelli sono infiniti, ma i tuoi giorni no.

Fai in tempo a morire, magari proprio nel momento in cui avresti avuto monetine e potenziamenti in abbondanza per passare un altro degli infiniti livelli che il buon dio ti mette a disposizione per farti piazzare un divano nuovo o uno stupido vaso di fiori, nella sua immensità di dio senza limiti e illuminato.

Ma ahimè, hai  tirato il gambino, e di tutte quelle monetine e potenziamenti non te ne fai più un cazzo.

Nel tuo telefono rimarrà sempre quel livello (ancora non puoi sapere quale) che non verrà mai superato.

Oggi sono al livello 4.343.






lunedì 6 febbraio 2023

180 giorni e 180 notti


Alla fine è andato e io sto più o meno come avevo preventivato. Solo un filino peggio.

Qualcosa è sfuggito alle mie previsioni che credevo perfette, anche riguardo l’intensità della mancanza.

Stanotte, prima notte di circa 180 in cui non sentirò i rumori dalla sua camera.

Domani primo giorno di circa 180 in cui non litigherò per il suo disordine o per qualche sua noncuranza, non rientrerò dal lavoro trovando almeno un piatto da lavare e un suo bacino sulla guancia, non gli dirò “ciao non fare troppo tardi” quando esce, non ceneremo insieme in sala davanti a un episodio di una qualsiasi serie, non gli darò la rumenta da buttare o non gli farò portare su la spesa, non mi sentirò rompere i coglioni per le sigarette che fumo, non avrò davanti il suo faccino, non mi chiederà un grattino per poi mandarmi affanculo se gli metto le mani tra i ricci.

Sai cos’è? Non è tanto il fatto di non averlo più attaccato alla gonna, perché non è mai stato attaccato alla mia gonna, nemmeno quando era piccolo.

Poi figurati, io porto quasi sempre i pantaloni.

In realtà ognuno di noi conduce una vita molto indipendente e autonoma, io esco, lui entra, io torno, lui esce, io resto, lui torna.

È questa la nostra giostra da anni.

Come una danza dove le pause e gli accenti sono certe piccole abitudini domestiche che sanno solo di noi, attimi di riposo condiviso così sottili e a volte così brevi da essere quasi impercettibili, ma che per me assumono lo spessore immenso del rifugio reciproco, quando dopo un po’ l’indipendenza e l’autonomia stancano il corpo e la mente di entrambi.

Ecco questi 180 giorni e queste 180 notti sono le prove generali per prepararmi al momento in cui un’era durata una manciata di anni, giustamente e fortunatamente si concluderà.

Io chiedo perdono alle leggi della vita a cui bisogna attenersi, ma ci sono affezionata a questa era, mi fa stare bene, mi fa stare a mio agio, fra tutte forse è quella in cui mi sono sentita più al sicuro e più adeguata, e non ci posso fare un cazzo se mi dispiace che abbia un termine, cristoiddio.

So che se non avesse un termine, lui non potrebbe vivere un giorno tutte le sue ere che lo aspettano, so che quando le vivrà lo farà con qualche frammento di ciò che gli ho lasciato io nel corso delle precedenti ma soprattutto di questa.

Allora forse è questo il vero significato delle belle ere e il motivo per cui devono finire. Per permettere che si rinnovino e continuino nella vita di altre anime.

Le belle ere non sono mai del tutto nostre, sono di chi le eredita e poi di chi, a sua volta, le prenderà in eredità.

Tipo la nostra giostra: io esco, lui entra. 

Devo ricordarmela sempre ‘sta cosa.

È figa.

In 180 giorni e 180 notti, io avrò il tempo di imparare, sarà il mio personalissimo Erasmus a chilometro zero, fatto nella stessa casa dove ho vissuto per 24 anni e parlando la stessa lingua che parlo da 50, ma è tutto come se fosse un po’ diverso a partire da stanotte, la numero 1 di circa 180.

E mi farò trovare pronta quando dovrò affrontare la fine di quest’era e l’inizio di una nuova, forse più mia, ma con migliaia di suoi frammenti  conficcati dentro di me eternamente.

Solo che non mi aspettavo che questa prima notte di 180 potesse essere così cupa e solitaria.

Me l’aspettavo un po’ meglio.

Doveva essere un po’ meglio.

Ma è andata così, il mondo è un tipo irrazionale.

Buonanotte, amore mio.

E buonanotte a chi ha la luna maledetta.


Vivo, Andrea Laszlo De Simone