domenica 13 novembre 2022

In Fabric

 Sto guardando un film di merda mangiando caldarroste con un bicchiere di Montepulciano d’Abruzzo da 2 euro e qualcosa e il pensiero rivolto alla lavastoviglie rotta. Sono due giorni che ci butto acqua bollente e aceto, levo l’acqua che non scende con una tazza e  tento di fare programmi a vuoto. Poi di nuovo acqua bollente e di nuovo tazza e di nuovo programmi e la cucina che puzza di aceto, come un loop. Lo faccio come se facessi un bls per rianimare un cristiano, ma niente, il cristiano non respira. Cazzi miei che sono anni che non ci metto il sale e non mi prendo cura di lei, eppure lo so che la prevenzione salva una vita, ma io non ho mai tempo di prevenire le malattie di un organismo, costa troppa intelligenza, e io ne ho poca. Ma la domanda più importante è: perché continuo a guardare ‘sto gothic horror di merda, col pensiero rivolto a una lavastoviglie di merda, bevendo un vino di merda,  in questa solitaria domenica pomeriggio di merda. Sì, Punto, non punto interrogativo. Perché non è una domanda, è un dato di fatto chiedersi il perché di qualcosa, sapendo la risposta. La punteggiatura è importante e va usata correttamente. Degli a capi me ne fotto, fanno perdere tempo, l’invio è una frazione di tempo che rischia di farti riflettere. Ma va tutto bene. Va tutto bene 🌈.

L’ultima volta che un elettrodomentisco mi si è rotto, sei morta tu.


Domani chiamo il tecnico Madonìa. E giù soldi, e giù scazzi. Diobono.


venerdì 28 ottobre 2022

La rottura della cuffia dei rotatori

Una cosa è certa: io non porto il mondo sulle spalle, quindi non capisco cosa sia tutto questo peso che mi schiaccia.

Mi illudo che sia il mondo, per dare un senso al mio disagio. Ma in realtà è il mondo che sorregge me.

Chissà se anche il mondo caga il cazzo all’universo per tutto il peso universale che si illude di portare, quando invece è l’universo a portare in groppa il mondo.

E chissà se l’universo fa la stessa cosa con Dio.

Chissà se Dio ha le spalle.

sabato 27 agosto 2022


Per il resto tutto bene, dai.

Certo, ho alcuni pensieri che mi sa dovrò riordinare in qualche modo, perché come diceva Cheyenne, qualcosa mi ha disturbato, non so bene cosa, ma mi ha disturbato, ma rimanderò questo lavoro a un’altra notte.

Ciò che volevo dire adesso, invece,  è che per scrivere  questo ho dovuto modificare le impostazioni dell’accessibilità del telefono.

Aumento del font.

Mi ricordo che quando vedevo qualcuno che usava la visualizzazione con i caratteri cubitali nel telefono, scoppiavo a ridere e inveivo con un ‘belin ma non vedi proprio un cazzo!’

‘Sta bastarda decerebrata che sono.

Immagina che fastidio doveva provare il qualcuno.

Insomma, non sembra e non me lo sarei mai aspettato, ma la verità è che sto invecchiando davvero anche io, se no stasera non modificavo la grandezza dei caratteri.

Chissà in quale momento il mio diavolo ha deciso di tradire il patto che ho fatto con lui. 

Perché in fondo, se scendi a un patto con il diavolo, non puoi aspettarti che lo mantenga.

Capisci, è il diavolo, mica l’ultimo degli stronzi.

Ti piomba lentamente  addosso la vecchiaia, credo che il processo inizi  da un giorno all’altro, magari nel passaggio dalla notte al domani, quando dormi e non te ne accorgi. Succede così, senza preavviso.

E nell’arco di un tempo nemmeno troppo lungo, una mattina ti svegli e ti trovi vecchio, un vecchio senza anima.

Perché se sei sceso a patti col diavolo, il giorno che lui decide di infrangerli - e quel giorno fidati che arriverà - col cazzo che te la restituisce.

venerdì 19 agosto 2022

Il vaso



 Tu prendi ad esempio un vaso che cade e si spacca in due.

Oltre alla rottura del vaso, c’è la rottura di coglioni di doverlo aggiustare.

Allora se non lo hai, compri un tubetto di colla, la stendi, fai una forte pressione sui due pezzi da riunire - ché se avessero il dono della sensibilità proverebbero senz’altro fastidio - soffi un po’ sopra alla loro bua e lasci che le molecole si stabilizzino.

Aggiustare, premere, forzare due elementi che un momento prima erano un tutt’uno e un momento dopo sono diventati due estranei, causa sempre un certo disturbo.

Con un po’ di tempo e una dose di fatica il vaso è ricomposto.

Mette in mostra la sua bella crepa a ricordarci che ha subìto un danno, non sarà mai più il vaso di prima, sarà sicuramente più fragile, difettoso, ma c’è qualcosa di meraviglioso nel vedere come l’incastro tra i due elementi è stato perfetto fin da subito, prima ancora di aver incollato, premuto e forzato.

Taaaac.

È subito bacio non appena vengono accostati.

Come se si ricordassero chi erano l’uno per l’altro prima della rovinosa caduta.

Tutti e due i perimetri generati dalla rottura rispettano gli incastri come un puzzle.

Dove in un pezzo una parte tagliente aggetta, l’altro pezzo ha lo spazio esatto per accogliere romanticamente e dolorosamente lei e nessun altro che lei. 


Diverso è invece il destino del vaso che non viene subito aggiustato. Subito dopo il “trauma”, i suoi pezzi non sono sottoposti allo stress della colla, della pressione, della forzatura. Se ne stanno a riposo, senza fastidio, senza anguscia. Vengono lasciati vivere nella quiete, magari uno accanto all’altro.

Il tempo sgretola e leviga i contorni della spaccatura che si fanno più morbidi, meno taglienti, più docili.

È bellissimo perché puoi toccarli e non farti male.

Ma dopo un po’ di tempo, ti conviene non ricordati mai, un giorno, di avere un vaso che avresti dovuto aggiustare.

Se provassi ad accostare quei due elementi ingentiliti dal tempo, scopriresti che non esiste più bacio, non esiste più incastro, perché le due spaccature da ricongiungere hanno preso forme che non sono più compatibili tra di loro.

Impercettibili differenze che rendono impossibile una nuova unione.

E sapresti che di quei due pezzi di vaso rotto che hanno cambiato forma, ognuno per i cazzi suoi, non te ne fai più nulla.

A volte si tratta di scegliere tra la pena e la quiete.

In linea generale è cosa molto saggia la ricerca della quiete.

Ma in certi casi, quanta pena può causare il quieto vivere?


Comunque io in casa non tengo vasi, rompo solo bicchieri da vino che non si possono ricomporre, quindi il problema manco sussiste.

Era così, per scrivere qualcosa.


You used to say live and let live 

(You know you did, you know you did, you know you did)

But if this ever changin' world 

In which we're livin' 

Makes you give in and cry 

Say live and let die.



venerdì 8 luglio 2022

Piccole cose strane di oggi

Guardare episodi 11-12-13 stagione 3 e
episodio 1 stagione 4 di Breaking Bad con mia madre 86enne.

L’indifferenza più che la sofferenza.



Fumare in camera sul letto fottendomene del tabù di fumare in camera sul letto, mentre scrivo ‘ste tre stronzate.






lunedì 27 giugno 2022

Sunset Therapy

Lo sapevi che nella vita non è mai troppo tardi

e non si è mai troppo tristi per imparare

a scegliere (e insegnarlo poi ai tuoi figli)

quale tramonto ammirare?




smettila di rompere

il cazzo al prossimo

E goditi il tramonto giusto.



Campagna di sensibilizzazione per la cura e la prevenzione dell’autocommiserazione.

giovedì 16 giugno 2022

🗯💭💬


Ero qui sul divano presa dai miei soliti mille o duemila pensieri ordinati come quello schifo della mia scrivania (i problemi di condominio, qualche insofferenza generale, l’axillo gioioso e l’invexendo fastidioso del viaggio a Ibiza fra 4 giorni, i 50 anni fra 6 giorni, l’indecisione se mettermi o no lo smalto nelle unghie, la dichiarazione dei redditi, la morte, la voglia di mangiare qualcosa ma non so che cosa, la vita accelerata di Edo, l’esame di terza di Ale, il lavoro che boh, il Cazzoneso e robe così) (devo anche innaffiare le piante) e insomma ero qui svaccata in compagnia dei miei fumetti sulla testa quando mi parte improvvisamente dal nulla una visione che non c’entra un cazzo e buca rapidamente tutto il resto.

È l’immagine così nitida, seppure molto lontana, di un maggiolone azzurro metallizzato che verso la fine degli anni 90 sale borbottando su per Aggio, prima di arrivare a Creto. Dentro c’è una giovane coppia che ancora non conosce il bimbo che un giorno verrà, e torma con pacifica felicità in una casetta mansardata situata in via In culo ai lupi, in mezzo al buio delle alture, con una videocassetta appena noleggiata giù in città da Videociack. È un tragitto tutto a curve così piacevole e confortante che somiglia di più all’inizio di una vacanza che a un rientro serale dal lavoro.

Nei mille o forse duemila pensieri che si azzuffavano con me sul divano, ne avevo apparentemente rimosso solo uno, e si è prepotentemente palesato sotto forma di maggiolone azzurro che sale su per Aggio, prima di arrivare a Creto, con dentro due tizi pacifici e una videocassetta.

Domani firmo il divorzio e per la prima volta in 7 anni mi viene da piangere.

Ma non è un pianto di pentimento o di ripensamento.

Non è un rimorso o un senso di fallimento.

Non è neanche di sollievo o di liberazione.

È un pianto dolce come piace a me.

Un pianto di gratitudine per ciò che ci siamo dati, per il figlio che ci siamo regalati e per quella pace che ci siamo guadagnati.

1996-2022



Ryuiki Sakamoto, Rain (I want a divorce), 1996


giovedì 9 giugno 2022

😶🤢🤮

Con l’imminente avvento della nuova compagine societaria e della nuova dirigenza che affiancherà la vecchia, non credo che potrò durare ancora per molto, lì dentro.

L’incompatibilità con certi schemi di merda che ho conosciuto molto bene anni fa, e che pensavo di essermi lasciata alle spalle, si fa pressante, angosciante, nauseante, urticante.

Non ho più l’età, non ho più la docilità, non ho più la bontà, non ho più la viltà.

Non ho più il buonsenso, non ho più il buon gusto.

Non ho più la vergogna, non ho più la menzogna. 

Non ho più la pazienza, non ho più l’accondiscendenza, non ho più la riverenza, non ho più l’obbedienza.

Mi prende il panico, mi prende il vomito, “the panic, the vomit, the panic, the vomit, God loves his children” e io sono una romantica monoteista che obbedisce, venera e bestemmia un solo dio, non voglio essere il bimbo amato da un manipolo di nuovi Dei che non mi servono a un cazzo, incapaci persino di quadrare il bilancio emotivo nell’ambito delle loro stesse divine vite.



Urgerebbe quindi che mi cercassi in fretta una finestra dalla quale scappare, prima che con un paio di colpi mi facciano fuori loro.

Bang, bang.



Paranoid Android, R.

domenica 20 marzo 2022

M’annoia

Essere quello che siamo stati deve averci fatto soffrire molto per diventare quello che siamo diventati. 

Come si cambia per non soffrire, come si cambia per poi non sentire.

mercoledì 5 gennaio 2022

 L’inaccettabile dolore del mai più.