giovedì 1 giugno 2017

C(r)edere

Credo che tutti debbano pagare per i propri errori, credo che alcuni errori siano imperdonabili e generino un debito che non sarà mai totalmente saldato e credo che chiunque abbia la consapevolezza di questo, continuerà a pagare la sua piccola rata quotidiana per tutti i giorni della sua vita.
Ma credo anche che pagare a vita non significhi necessariamente aver perso del tutto la possibilità e il beneficio di un futuro in cui riscuotere un piccolo riscatto in gioia, normalità, serenità, autostima, diritto di alzare la testa per guardarsi allo specchio senza troppa vergogna, diritto di non sentirsi irrimediabilmente spregevole e inadeguato ai rapporti umani.
Credo che chiunque decida di abbandonare questa personale pretesa, in nome dell’errore che ha commesso e del debito insolvibile, abbia anche deciso di non dare più un senso e uno scopo alla sua vita e sia quindi una persona morta prima ancora di morire.
Credo che chiunque sia arrivato a massacrare il significato delle parole Amicizia, Coraggio, Onestà e Rispetto non sia costretto a non poterle più pronunciare perché non gli apparterranno mai più.
Credo che la ricerca della felicità propria e di chi si ama – e specifico ricerca, non raggiungimento – sia qualcosa a cui chiunque dovrebbe tendere per assecondare la natura dell’animo umano.
Chiunque.
Sia chi ha subito catastrofi, sia chi deve pagare per quelle che ha causato.

Credo, ma a volte cedo all'eterno buio di una mente per niente immacolata.




Everybody's gotta learn sometimes - Beck
(Eternal sunshine of the spotless mind)