mercoledì 16 giugno 2021

Scherzavo

 Una volta, poco tempo fa, ho scritto qui che sentivo una data di scadenza incombere su di me. 

Beh, scherzavo. 

Cioè non lo sapevo di scherzare, pensavo di essere seria, ma quando mi accorgo di aver detto una minchiata io scherzo sempre, quindi scherzavo anche quella volta.

Parlavo forse di sentimenti, di non sentirmi mai al sicuro, o di provare il dispiacere della giovinezza che si allontana, la seccatura di un nuovo metabolismo che mi sta sul cazzo o qualcosa del genere. Credevo di parlare di cose serie, e invece stavo solo scherzando.

 Conoscere la data di scadenza è qualcosa di ben diverso da queste stronzate scritte per noia in quelle notti dove ho solo voglia di allenarmi nella pratica della frustrazione.

Sarebbe molto bello, invece, che smettessi di praticarla e tornassi  a coricarmi sul mio letto ad un’ora decente, anziché accartocciarmi su un divano ad un’ora impossibile; sarebbe bello che imparassi ad avere  più cura del mio riposo, dei miei polmoni, del mio corpo e della mia mente tutta.

Sarebbe molto bello, anche , che prima di chiudere gli occhi, imparassi a ringraziare per ogni giorno vissuto senza sapere quando e di cosa dovrò morire, invece che sparare cazzate sulle date di scadenza.

Perché questo è un privilegio di cui non si apprezza mai abbastanza il valore.

Ci sono persone che con una presunta data di scadenza ci convivono davvero, mica per scherzo. Un bel giorno qualcuno arriva e gliela stampiglia addosso senza tanti complimenti. Come un addetto agli scaffali di un supermercato anni 80, solo che è in camice bianco.

Mi immagino che per loro inizi una corsa al tempo, fare cose prima che arrivi quella data, ma fare anche cose affinché quel post-it nero attaccato al calendario venga strappato via in barba alle percentuali di sopravvivenza, per ritornare tra le braccia della rassicurante Ignoranza che permette di usare termini come futuroprogetti, mutuo ventennale, invecchiare o quando andrò in pensione io l’Inps non avrà più soldi.

È proprio così come me lo immagino?

La cosa incredibile è che alcune di queste persone sviluppano un coraggio e una fierezza spiazzanti con cui  accarezzano la vita in modo veramente profondo e genuino. 

È affascinante e sconcertante entrare nella dimensione complessa di queste persone e ammirare, dal mio punto di vista di illusa immortale, come il loro approccio alla quotidianità si faccia più raffinato, consapevole e attento a dilatare il momento presente rispetto a quello infinitamente più grezzo, maleducato e spesso privo di coscienza con cui siamo abituati, fin da piccoli, a misurare la vita. 

Ma la domanda è: quanto coraggio e quanto amore bisogna accumulare per parlare della propria data di scadenza a un compagno, a un padre e una madre, a un fratello o una sorella?

E soprattutto quanto per parlarne a un figlio?

Io non lo so, prova a dirmelo tu quanto.

Anzi no, va’, non dirmelo, non lo voglio sapere, tutto questo coraggio è troppo immenso per stare nella mia testa.

Noi immortali siamo piuttosto codardi. Noi, la data di scadenza, la concepiamo per scherzo, mica riferita al respiro. Quello è dato per scontato.

Ciò che vorrei confessarti adesso, Simo, è che ci sono momenti in cui penso, in preda a un raptus di sfrenato egoismo, che avrei preferito non averti mai conosciuta.

Mi sarei risparmiata questa fottuta paura della tua incredibile dimensione.

Ma è solo un attimo, poi passa, devo solo abituarmi alla vertigine che mi provoca affacciarmi da lì a fianco a te.

Per il resto del tempo, nello scorrere costante della mia vita ignara della sua scadenza, prego il tuo dio - sperando abbia ancora voglia di essere un po’ anche il mio - che ti restituisca presto la tua dose spettante di beata ignoranza a tempo indeterminato, perché a dirla tutta la meriti più tu di quanto me la stia meritando io.

Ah, la tua macchinetta del caffè credo sia da decalcificare.