lunedì 6 aprile 2020

La mia preghiera, giorno 27 anno 0

E io che sono più bestia di te, cara Sandra, che sai scrivere cose incredibili e che proprio “bestia” in realtà non sei, se non un appassionato poetico immenso esemplare femmina di moderno homo sapiens, io, dicevo, vorrei invece che il mondo tornasse esattamente quello di prima, inconsapevole e maleducato come se nulla fosse successo, seppellendo questo orrendo capitolo nei meandri dell’incoscio cosmico. Non me ne frega un cazzo della presa di coscienza dell’intera umanità, ma quale coscienza poi, che siamo pronti a denunciare il vicino di casa perché è uscito solo per comprare un etto di focaccia con la cipolla. Me ne sbatto il belino che l’aria oggi sia più pulita, se chiusa in casa mi sto giocando a colpi di Rothmans quel che resta dei miei polmoni, perché il microscopico dio che uccide con la presunta pretesa di cambiarci e migliorarci, mi impone, al pari di Quell’Altro egoriferito, di non avere altro dio all’infuori di lui e questi due stracci neri in una maniera o nell’altra li vuole in sacrificio.
Io voglio tornare fuori, voglio campare organizzando assembramenti, voglio guadagnare i miei soldi, voglio che mio filgio vada a scuola, dia ‘sta cazzo di msturità con il tema e tutto il resto e poi vada a farsi l’interreil, voglio bere, voglio scopare, voglio ridere ed essere ugualmente isterica e serenamente frustrata come chi non beve non scopa e non ride. Voglio portare la mamma da Bolla, volgio andare dalla Luz e farmi la stiratura dei capelli, voglio andare con lui a fare una vacanza, voglio fare il saggio di danza, voglio che Roby possa vedere suo figlio e che io possa vedere: i miei fratelli e i miei nipoti, la mia collega, il mio capo, gli amici del Ponente, Mariano, voi amici del paese della minchia da prendere a freccette e a frecciate e, ultima ma non ultima, la casetta sotto la Madonna del Monte, flora, fauna e vicinato compresi. Voglio che tutto torni esattamente come prima, perché sono una stramaledetta mediocre abitudinaria nonché fervida frequentatrice delle mie belle zone comfort, anche quando di confortevole e confortante è rimasto ben poco.
Voglio che torniamo ad essere le formiche di merda che infestano l’enorme cucina di un demiurgo che si è rotto i coglioni di noi.

Questa, cara Sandra, è la mia vergognosa preghiera pasquale. E non c’ho manco il coraggio di scriverla dove qualcuno in più  possa leggerla.
Ora mi fumo la terza sigaretta di questo splendido lunedì illuminato dal sole e pregno di aria pulita e me ne torno a dormire sul mio divano, che oggi “rientro” dalle ferie ed è il primo giorno di parassitismo a spese dello Stato, fortuna di cui tu, purtroppo, non puoi neanche godere.

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