È successo di nuovo, esattamente come lo scorso anno, che avessi gli occhi sul telefonino nel preciso momento in cui l’una e cinquantanove diventa un tre senza passare per il due. L’anno scorso mi sembrava un passaggio magico, tanto da farmi scrivere una riga di stronzate che solo allora capivo.
Stanotte invece quel buco mi sembra tetro.
Questa volta ho paura. Ho paura che tutto quello che c’era prima che il microscopico dio ci facesse un culo così, sia stato ferocemente e definitivamente inghiottito in questo breve lasso di tempo che, nell’orologio del mio telefono, non è mai esistito.
Il nulla è uno spazio talmente immenso che ci sta un casino di roba.
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