domenica 3 giugno 2018

La complessata

 L’altra notte non hai scritto tutto invano come mi hai detto ieri.

Semplicemente non ho da aggiungere o obiettare su nulla. 

Mi hai scritto con il cuore in mano e io col cuore in mano ho letto.

Provo vergogna se penso che alla fine è vero, non sono riuscita a cancellare quel fatto e questa è una cosa brutta tanto quanto il fatto stesso. Porto dentro rancore, col tempo ho fatto in modo che si assopisse, che si riducesse ai minimi termini perché so bene che il suo peso è un infinitesimo del peso che ha tutto quello che abbiamo vissuto insieme, sia prima che dopo, nell’arco di questi tre anni. 

Ma nonostante tutto a volte si sveglia e si fa mostro enorme che io non riesco a controllare, perché di base comunque ho addosso una personalità problematica che nulla c’entra con il fatto. C’è sempre stata. 

Possiamo sviscerare questa cosa ancora e ancora, e diremmo sempre le stesse cose ogni volta che ci torniamo sopra. A volte tu dici che col senno di poi io avrei dovuto lasciarti subito piuttosto che farti subire angherie e ciclicamente stare così male io, ma il senno di poi non esiste se non nel “poi”, ed è assurdo tirarlo fuori. Io non sapevo come avrei reagito nel tempo, come non lo avresti saputo tu, per questo credo che, anche se tu affermi il contrario, nemmeno tu mi avresti lasciata seduta stante se i ruoli fossero stati invertiti. Non ci credo.

Ora però la situazione che viviamo è questa. Tu hai fatto una svolta ossia non cascare più nella tentazione o chiamiamola come vuoi. Io cancellare completamente è una svolta che nonostante sforzi immensi e faticosi, non riesco a fare del tutto. Ed è un continuo ciclico riversamento di merda, dove la mia persona ne esce da vittima che è stata per quel fatto a carnefice per la paura fottutissima di rivivere quell’esperienza.

Riguardo al resto, sicuramente in questi due anni e mezzo (ossia da quando siamo venuti alla luce) ho sentito molto il peso di essere tra i due qiella che non avrà mai uno straccio di redenzione, diciamo così. E per questo di non aver avuto diritto di fare un percorso sereno e naturale per poter far parte completamente della tua vita, perché tutto sta scorrendo tramite sensi di colpa irrisolvibili, paure, previsioni di scenari apocalittici, calunnie sul mio conto eccetera. A volte ho la presunzione di pensare che allo stato attuale tra i sei elementi coinvolti in tutta questa storia, quello che sta pagando di più è prima di tutto Ale, e in seconda battuta io. Lo so e lo ribadisco che è un pensiero presuntuoso, ma intendo allo stato attuale. Non sto sminuendo ciò che ha dovuto pagare L., L. ha pagato con il sangue e con la sua fiducia nei confronti del prossimo e ha perso l’uomo che amava ma che non desiderava più condividere la vita con lei, e quindi era una cosa inevitabile, devastante ma inevitabile come un milione di altre storie simili. 

E non sminuisco nemmeno ciò che stai pagando tu. Ma quantomeno col tempo e con le circostanze per te si è un po’  affievolito il sapore del torto che abbiamo inflitto. Lo hai sempre molto forte, ma hai meno odio da portare addosso.

Quello che sta tutt’ora pagando Ale invece dovrebbe essere ormai evitabile. E quello che sto  pagato io, dovrebbe terminare a un certo punto della nostra vita. Io ho ancora un sacco di odio intorno, tantissimo e tangibilissimo. Arrivo dopo un po’ a non poterne veramnte più di vivere davanti allo specchio che mi rimanda l’immagine di quello che ho fatto e per questo a non sentirmi mai del tutto in diritto di nulla, anzi, a sentirmi una stronza prepotente se desidero liberarmi da questa invisibile gogna.

È tutto molto complesso così come sto diventando io troppo complessa e complessata e ormai impossibile da vivermi a fianco.

Non so se le cose che ho scritto sono riuscite ad esprimere quello che ho dentro, è probabile che ti facciano venire ulteriormente il nervoso perché magari penserai che io non sono stata comprensiva ed empatica verso quella che è invece tutta la tua personale sfera e il tuo mondo altrettanto complesso.

Non è così. 

Ho solo provato a parlare di me mettendo sul piatto tutto quello che provo.

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