E va beh, dai, sono solo momenti in cui non ci si sente in sincrono con la vita che ci è appartenuta fino a un certo momento, un po’ come i feti sofferenti durante quei pochi secondi prima che l’apnea si trasformi in pianto, o come gli adolescenti scalpitanti e schifati che si apprestano a diventare adulti; ecco quello che sento di essere adesso, un feto sofferente in apnea e un’adolescente attempata, piagnucolante scalpitante e un po’ schifata che si prepara a diventare una vecchia.
C’è sempre una dolorosa nascita prima che il feto diventi bebè, l’adolescente diventi adulto, l’adulto diventi vecchio e il vecchio, un giorno, diventi puro spirito, sempre che venga concesso di arrivarci senza saltare qualche passaggio.
E dopo, provo ad azzardare, lo stesso spirito si riclicla in un paio di orgasmi che si uniscono in un embrione, che poi diventa feto, che poi diventa bebè e via così, come alla fiera dell’est.
Perché la vita è tutta un ciclo perenne di faticose e psicologicamente sconvolgenti fioriture in nuove forme, e ogni utero che la genera non è altro che un minuscolo manicomio con le porte sempre aperte verso il mondo, pronto a sfornare un nuovo e riciclato pazzoide, al quale tocca tutta st’infinita, incredibile e stupefacente rottura di coglioni.
Andata, R. Sakamoto (Async)
Electric Youth Remix e versione originale
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