domenica 5 maggio 2024

Little boy I wanna marry you

 L’altroieri invece, mentre ascoltavamo musica, abbiamo programmato il nostro matrimonio.

Si terrà il 19 gennaio 2026 alle ore 18:00.

La data ha un grande significato.

È la data in cui 10 anni prima due amanti sono stati beccati come due coglioni non so per bocca di chi (bocca che comunque ringrazio con tutto il mio cuore) e per un po’ siamo stati messi alla gogna.

Io di sicuro sono quella che ci ha fatto la più grande figura di merda: quella della troia infame, ma ormai non mi ricordo più come ci si sente ad essere una troia infame.

È acqua passata, una vergogna senza perdono alla quale mi sono piano piano rassegnata, fino a renderla col tempo un misero autoindulgente “e vabbè, a l’è anæta coscì”.

Per me sarà il secondo matrimonio e sì, lo voglio diverso. Lo voglio figo.

Mi piace come me lo hai proposto. Io, te, marcobella e la gaiotti come testimoni, qualcuno che officia a palazzo imperiale, nessun parente, nessun figlio che manco approverebbe, nessun regalo e io che finalmente vado dal parrucchiere e mi faccio mettere un nastro tra i capelli.

I fotografi siamo noi, che ci facciamo improbabili selfie coi cellulari.

La macchina parcheggiata a pagamento in piazza piccapietra e giù a piedi fino a piazza campetto, in un lunedì sera invernale qualunque, quei giorni alla Jep Gambardella in cui non si manifestano neanche gli spacciatori di popper.

Il viaggio di nozze negli Stati Uniti e Messico. Due sole tappe: Albuquerque e Sinaloa.

Comunque, dicevo: l’altroieri abbiamo programmato ‘sto cazzo di matrimonio, ma ciò che non mi sono sentita di dirti, nonostante avessi sufficienti molecole in corpo  che producono l’ormone della sincerità, è:

chissà se sarò ancora viva.

Perché io sono fatta così, penso alla morte costantemente e quotidianamente.

Non che la desideri, anzi.

Ma la sua minaccia mi tiene dolce  compagnia quando mi vengono gli attacchi di paura.

È come se pensando alla mia morte, allontanassi la paranoia di dover vivere la morte altrui o la paura di diventare un peso insopportabile, problematico e odioso per chi sarà costretto a prendersi cura di me.

Ma tu questo come cazzo fai a capirlo, mio bel cacciatore di benessere dei miei coglioni che ti cachi sotto anche al solo pensiero di venire qui a leggere un paio di stronzate.

Amore, morte, gelosia, corna, malattia, paura, e cose così.

Come potevo dirti che mentre programmavamo allegramente la data del nostro matrimonio, nella mia testa questi pensieri facevano orribili festini?

Mentre parlavamo per distrarmi dai festini, ho messo la data sul calendario del cellulare con la sveglia.

Tu hai detto: ma io me lo ricordo, non ho bisogno di segnarmelo.

Anche io me lo ricordo, per chi mi hai preso, stupido coglione che non sei altro.

Però me lo sono segnato lo stesso.

Solo per il piacere di sentire una notifica sonora alle 18:00 del 19 gennaio 2026, quando tu sarai di terzo turno e tra una nave e l’altra ti sparerai il 39 millesimo livello di homescapes, e io sul treno, di ritorno dal lavoro, dirò fra me e me:

Toh, oggi avremmo dovuto sposarci, ma di lunedì i parrucchieri sono chiusi, ho i capelli di merda e non posso venire.


Scritto e diretto sotto l’effetto di una sambuca.




1 commento:

Anonimo ha detto...

Quindi non mi sposerai?