Cioè, veramente non è proprio quello che volevo raccontarti qui, mi è scappata la divagazione sulle sedie.
Mi è venuto in mente che ripresi anni fa a fumare per ridare un senso ad un posacenere sul quale da tanto tempo non si posava più la cenere. Mi faceva tenerezza.
E in effetti volevo parlarti di quanto mi piacciano i posti che un tempo erano affollati e poi li abbiamo abbandonati, tipo una spiaggia in inverno dove anni prima ho fatto il pic nic in una sera d’estate, o questa piattaforma dove non ci sono più le parole che tanto vorrei, o una casella di posta che non riceve più la posta, o la vecchia tovaglia verde da gioco di mio padre che non vede più le carte e le fiches da anni; il vespasiano di Brignole dove nessuno va più a pisciare, la scalinata di piazza piccapietra dove facevo le gare di sputi neri di liquirizia con la Ludo, l’ingresso della Stazione Principe dove non c’è più quella ragazza che aspetta l’arrivo di un treno con un bimbo in braccio che stringe tra le dita taccolente un orsetto di gomma, o quel vecchio vestito dove non entreranno mai più le mie forme; il bar di Sturla dove il jukebox non suona più in loop Wurhering Heights; la Madonna del Monte, dove non si vedono più le madonne, la neve degli anni in cui nevicava e la bottiglia vuota di Veuve Clicquot.
Di cose così, volevo parlarti.
Della mia nostalgite per i posti e gli oggetti insignificanti e abbandonati, appesi tra la vita e la morte: non vivono più ma non muoiono mai.
Ma non è nemmeno questo esattamente che volevo dirti stasera.
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