martedì 1 settembre 2020

A 1000 ce n’erano


Ieri, 31 agosto 2020, avrei dovuto festeggiare i 24 anni di matrimonio. Quel giorno ero una 24enne felice di realizzare la favola di tutte le bambine, ovvero indossare un abito bianco, non lungo ma corto perché già all’epoca volevo tirarmela da diversa, andare all’altare a braccetto del babbo commosso e al termine della promenade nuziale, trovare il ragazzo che amavo e farmi dare un bacino sul naso, come in effetti egli fece.
Poi vabbè si sa, 20 anni dopo è andata come è andata, tuttavia si visse per un buon periodo felici e contenti.

Ieri, 31 agosto 2020, a 24 anni dalla favoletta, mi hanno fottuto Euro 1.000,00 in contanti (in Lire di 24 anni fa: 1.936.270) che avevo ritirato al bancomat per conto di mia mamma e dal conto di mia mamma. 1000 fruscianti euroni in biglietti arancioni da 50 e blu da 20, piacevolmente lisci e intonsi, un bouquet profumato che solo guardarlo e odorarlo fa scendere la lacrima di commozione. Ho scoperto poi che parte di questi 1000 dovevano essere generosamente destinati ai miei ‘minuti piaceri’, così avrebbe voluto la mamma in questo mio periodo economicamente, come si può dire, ‘di mmerda’ si può dire? diciamo così che rende l’idea: di mmerda.

Qualcosa destinato magari a edo, qualcosa per una parte di fottuta amministrazione condominiale, qualcosa per un prossimo compleanno il 9 settembre. Insomma, quei bigliettoni erano la mia piccola favola odierna, favola che nello stesso giorno in cui si stava compiendo si è trasformata in una sonora inculata a secco, tutt’altro che dignitosa se penso al modo in cui me li sono fatti ciulare, ma degna di questo porco 2020.

Insieme a quelli, il miserabile lupo cattivo mi ha portato via un paio di rayban, tre mascherine usa e getta zozze, una scatola di lego e un sasso portafortuna proveniente dal Bhutan con un cazzo in erezione dipinto sopra con cura: mai più senza, proprio.

Ecco, io adesso non vorrei parlare di karma negativo o di energia maligna, e non vorrei parlare nemmeno della mia immensa vergognosa e decerebrata testa di sasso bhutanese che ha permesso a un lurido figlio di puttana da quattro soldi di diventare un lurido figlio di puttana da qualche soldo in più rubato, come si rubano le caramelle (e i lego) a un bambino.

Io ora vorrei solo avere il cazzo per poter dire che mi sono rotta il cazzo di dare bracciate in un oceano di favole di merda. Mi sono rotta il cazzo di tutto, pure di scriverlo in questa stanza di manicomio dove non ascolta nessuno.


Secondo una tradizione masai, la sposa deve ricevere uno sputo in faccia e una palata di sterco di vacca per essere benedetta. Per oggi, a benedizioni, sono a posto così, grazie.



A mille ce n’è, nel mio cuore di fiabe da narrar  (Fiabe Sonore, Quartetto Radar)

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