Spesso il male di vivere hai incontrato: Era tua madre che strozzava palle. L’eudaimonia, una lettera bellissima, una manciata di parole sbagliate, la stupidità che è femmina e spesso madre, una bilancia ingiusta che pesa più l’errore del sostegno, una camomilla mai bevuta, una porta chiusa e domattina riaperta.
Credo che un genitore non possa concepire che esista un amore che sia più grande del proprio nei confronti dei figli.
Finché non diventa nonno.
Io non ho mai avuto un nonno o una nonna, quindi so un cazzo del loro amore.
Ok, è ridicolo parlare in termini di grandezza, ché l’amore, in qualsiasi forma esso sia, non si misura in kilolov, o in battiti, o nell’area dello spazio che creano le braccia aperte quando si dice ‘tanto così’.
L’amore non ha unità di misura.
Però ho come il sospetto che l’amore di un nonno verso un nipote possa per diversi motivi andare molto oltre ciò che un genitore immagina.
Mi riservo di confermare questa mia personale teoria se e quando diventerò nonna, nel frattempo lascio che stanotte in questo posto sia lei a parlare.
Lungo il viale della Rimembranza.
Mio Caro Edoardo, proprio giorni fa mi sono trovata a percorrere questa scorciatoia che da Viale Modugno scende verso il mare.
Non sapevo o forse non ricordavo che si chiamasse Viale della Rimembranza.
Il fatto è che leggendo questa targa mi sono venuti alla mente ricordi di tanti anni fa...
Se guardi in fondo alla foto, vedrai sullo sfondo Villa Rosa. La tua scuola elementare, il luogo da cui è partita la tua maturazione culturale. Quante volte col sole col gelo con la pioggia io e te abbiamo fatto quel percorso alla fine delle lezioni, quando mai stanco di giocare coi tuoi compagni in quel bel parco, alla fine eri tu che decidevi che era ora di tornarcene a casa.
Ti vedo ancora saltellare e correre giù per quella che per me era una discesa un po’ troppo ripida. Ogni tanto ti voltavi per vedere a che punto fossi e allora ti fermavi o rallentavi per aspettarmi. Quante cose abbiamo fatto insieme in quegli anni! Intanto io ho potuto seguire te che crescevi e maturavi appetitosamente.
Allora mai avrei immaginato di arrivare a vivere l’importantissimo traguardo del tuo esame di maturità.
Sono commossa e ringrazio Dio per avermi concesso questa grande soddisfazione e l'emozione di poter far parte anch'io di questi momenti per la verità febbrili dato il contesto della situazione.
Dicono che sarete nella storia perciò voglio dirti di tenere bene in mente anche nei minimi particolari questo tuo straordinario vissuto, così che un giorno tu possa raccontarlo con emozione ai tuoi figli.
Sto noiosando tantissimo, voce del verbo noiosare: frignare, piagnucolare, cagare il cazzo.
Speriamo solo che questa maturità finisca in fretta ma tanto sarà così anche dopo, ché io noioso a prescindere in questo noioso noiosatoio verde.
Di tutta ‘sta teoria della relatività ristretta (1 fratto radice di 1 meno v alla seconda fratto c alla seconda) ho capito solo una cosa: che si può avere una doppia faccia ed entrambe possono essere sincere, a seconda del sistema di riferimento da cui le osservi.
C’è uno spaziotempo in cui è sincera una faccia e uno spaziotempo in cui è sincera la faccia opposta.
È importante però che i sistemi di riferimento siano inerziali e in un sistema dove si noiosa un sacco, l’inerzia è fertile.
In conclusione, se manco sull’assolutezza del tempo e dello spazio si può fare affidamento, puoi capire quanto senso abbia farlo su sette miliardi e mezzo di facce di merda.
mercoledì 10 giugno 2020
Ma che ne sai di cosa mi frega, se non lo so nemmeno io. Pare che mi freghi di più delle cose superficiali che delle cose importanti, è sempre stato così e ho finito per crederci anche io. Quindi sì, mi collego al mio ultimo scritto di qualche giorno fa e ti confermo che mi frega molto delle mie luci, mi frega più delle mie stupide lucine rosse che delle lettere e mail stronze che ricevo dalla banca, dall’amministratore e dalla Consap, che il buon dio se li inculi tutti quanti. Se sono sveglia a quest’ora non è per quella roba lì, è perché voglio passare più tempo possibile a guardare le mie luci di notte, respirare il profumo di posacenere, mugugnare su questo posto e farmi coccolare dal mio mugugno. Poi a quella roba lì ci penso domani.