Queste 2 valigie sono la conseguenza di una sera dell’anno scorso in cui ha fatto irruzione in cucina mentre preparavo cena, ricordandosi che l’indomani sarebbe scaduto il bando per la borsa Erasmus.
Mi sono detta, dai diamogli una mano, tanto mica passa.
Siamo stati fino alle 23.47 a compilare moduli on line e a buttare scelte di destinazioni a caso, tanto mica passa.
Alle 23.48 il tasto invio e il pop up di conferma: “Richiesta inviata, tanto mica passa”.
Oh, è passato.
Hey Gibran! lo sai che ora sono anch’io “l’arco che lancia i figli verso il domani”?
Ma il percorso tra l’ammissione e il Domani, ha in mezzo un bel po’ di burocrazia piuttosto complessa e questo il buon Gibran mica ce lo dice.
Si è dunque manifestato in me uno strano fenomeno, credo di natura chimica, che ha miscelato la deformazione professionale a quella della mamma-elicottero sempre pronta al salvataggio, trasformandomi in un mostro abbastanza imbarazzante: l’Erasmus Planner.
L’Erasmus Planner è un mammifero che aiuta ad organizzare il perfezionamento delle pratiche e la partenza della prole (in genere lo fa solo con l’esemplare maschio) come fosse un congresso.
E così è stato.
Lui il cliente, il più difficile che abbia mai avuto, quello che oltretutto non paga le prestazioni, ma come in ogni congresso che si rispetti, il comitato promotore (io e il padre) ha avuto i suoi sponsor morali e materiali: nonna (che gli ha scritto anche Briefing del buon inquilino con tanto di ricette), grandi zii, amici, colleghi e i 2 genitorastri.
Insomma, questo individuo domani parte con un lavoro di mesi archiviato con cura quasi maniacale in uno dei portalistini della Lilly color giallo canarino.
La maggior parte della roba che ho ficcato lì dentro non gli servirà a un cazzo, probabilmente l’ho messa solo per soddisfare il malsano piacere masochista di offendermi a morte perché ovviamente quella roba non la guarderà neanche.
Così come il briefing della nonna.
Ma tant’è dovevamo farlo, perché siamo così, dolcemente complicate e quello che le donne non dicono, stai pur certo che lo scrivono. Che Gibran possa perdonarci.
Il cliente non parla ancora lo spagnolo ma vabbè, quello mica posso impararlo io per lui, no?
Io ci ho provato in questi mesi a fargli masticare la lingua con il metodo assai economico di metterlo davanti a tutte le stagioni di Narcos, ma stava imparando solo le parolacce, il testo della sigla Tuyo e le dinamiche del narcotraffico.
Che per carità, sempre cultura è, ma alla fine si è resa necessaria qualche lezione tradizionale con una vera insegnante madrelingua (muchas gracias, Adelaida!).
Ora che ‘sta freccia sa più o meno dire come si chiama, scusi dov’è il cesso e sa contare fino a 100 in spagnolo, è pronta al lancio con entusiasmo.
Ma l’arco un po’ meno.
Alla vigilia della sua partenza, dopo essermi concentrata per mesi solo sugli aspetti organizzativi e non sulle mie implicazioni emotive, dopo aver sostenuto con convinzione quanto fosse straordinaria questa opportunità e quanto io non vedessi l’ora che il mio Coinquilino di Merda portasse lontano da questa casa il suo disordine ai limiti del disagio mentale (che poi è la solita storia della 🍎 e l’🦚) ecco che da un po’ di giorni mi scopro con disgusto a provare quell’orribile sensazione tipica dell’Italian Mom perculata dall’intero spazio Schengen.
Freddata da una fastidiosa immagine di me che non mi aspettavo: mutilata, abbandonata e persa.
Mia sorella, che ci è già passata, mi dice di stare tranquilla, che passa in fretta e in quattro e quattr’otto lui mi tornerà indietro con la violenza di un boomerang in piena fronte non appena avrò iniziato ad apprezzare la quiete della sua assenza.
Ma scherziamo, certo che me ne farò una gioiosa ragione. Il peggio è oggi, domani e magari un paio di giorni dopo, fa parte del contratto che mi hanno fatto firmare quando questo soggetto è venuto al mondo e io mi concedo il privilegio di godermi tutto questo peggio.
Mi concedo il privilegio di frignare di malinconia davanti a 2 valigie da 20 kg cad. come la tariffa low-cost comanda.
Non mi resta che dire vai sereno a fare il C.d.M. da un’altra parte, e poi i soliti mantra che recitano tutte le mamme, tipo copriti che là fa freddo, mangia, stai attento, studia e se puoi togli il blocco che mi hai messo su Instagram, ‘ché ogni tanto mi sarebbe caro venire a vedere cosa combini in questi 6 mesi.
Solo di due cose ho la certezza:
1. che da domani inizierà ad imparare ad abitare il suo Domani, e
2. che non mi sbloccherà mai su Instagram.
Adiós, mi chico hermoso 🖤🤟
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