giovedì 22 aprile 2021

L’assemblea dei condom-ini

No, brava gente che vive con me in questi poveri brutti parallelepipedi vagamente bauhaus e che ho il piacere di incontrare nelle assemblee dei gondoni, neanche stasera abbiamo vinto la medaglia d’oro alla comunità sana. Sapete parlare di democrazia solamente urlando, occultando maldestramente il vostro bullismo di merda, le vostre arringhe tendenziose, le inequivocabili mimiche facciali per svilire il voto diverso dal vostro. Abusate della forza di una maggioranza che non conosce il significato dell’interesse collettivo, del riconoscimento di un merito e dell’empatia, una maggioranza che pensa di esprimere  il senso civico e collaborativo solamente intimidendo e prendendo per il culo chi prende una posizione differente.

Io sono una perdente, lo so. La sarò sempre per voi. Le discussioni con voi e i registri arroganti e dileggianti mi sfiniscono, mi sfibrano. Ma alla fine mi congedo sempre sorridendo educatamente, perché in fondo sono anche un po’ agrimony: il dispiacere di questa esperienza di vicinato me lo tengo dentro.

Dopo 5 ore, quando rientro a casa, chiudere la porta e baciare mio figlio che alle 22 mi ha aspettato per la cena, mi dà conforto. Al telefono suo padre, un povero diavolo come me, che mi chiede come è andata.

E come vuoi che sia andata. Stasera ho qualche motivo in più per desiderare di vendere la mia amata casa, così estinguiamo il mutuo, estinguiamo il prestito, destiniamo un po’ di soldi al ragazzo per il suo futuro, tu ti indebiti nuovamente per un’altra casa con la tua futura nuova moglie e con la tua squadra di galline e io boh, si vedrà.

Metto su due bistecche, penso alle cose che ho detto bene, a quelle che avrei potuto dire meglio e a quelle che sarebbe stato meglio tacere. Penso ai miei probemi di soldi, a quelli di lavoro, a quelli che tengo a bada con 16 gocce al giorno di cocktail di Bach. Penso alle pratiche della separazione che mette fine legalmente a un legame che nel bene e nel male è durato 20 anni (gli ultimi cinque non li conto) e alle gomme della Smart da cambiare, perché pare che le mie gomme lisce non siano compatibili con la vita. Penso alla mia mamma che vorrebbe avermi a cena tutte le sere, penso a Mauro A. che oggi è morto d’infarto al porto di Voltri a 48 anni, penso a tutte le persone che hanno perso un figlio, a mio figlio grande che ha 'perso' il suo primo amore e al mio figliastro piccolo che non ha ancora perso nulla ma sta lottando per trovare se stesso. Penso a tutti noi, ma soprattutto alla generazione che abbiamo sfornato noi, che abbiamo perso il senso di libertà ma abbiamo le mani più pulite.

Penso ai giorni di dukan che sto facendo e alla mancanza di zuccheri che mi spappola il cervello e oggi mi ha fatta stare poco bene.

Penso che avrei voglia di drogarmi un po’ e che pure una scopata non farebbe male stasera, ma sono troppo stanca, quindi forse no, non scoperei.

Penso che non sono sola, perché c’è lui dall'altra parte della città che in questo momento sta tenendo a bada i suoi di pensieri, mentre guarda una serie col mio figliastro, cioè suo figlio, ma lo sento come se fosse di là, nel suo “ufficio” che gioca a homescapes attendendo l’arrivo del caffè.

Penso che venerdì lo vedrò e pensandolo sorrido.

Le bistecche sono pronte, altre proteine da assumere che magari mi faranno scendere di un altro chiletto nel giro vita e nella coscia, mioddio come sarei contenta di piacermi un po’ di più in questo periodo. Apparecchio in sala per me e Edo, l’episodio 5 stagione 3 di Better Call Saul sta per iniziare: il processo a Jimmy.

E mentre penso a tutto questo e impiatto le bistecche, protetta nel mio bel nido casalingo dentro ai parallelepipedi bruttarelli, le mie ansie e le mie preoccupazioni, le mie emozioni negative e i miei pesi di responsabilità si snodano e si ripongono temporaneamente e ordinatamente come lunghi capelli appena pettinati; mi pare quasi impossibile che stia provando qualcosa di simile alla felicità.

Fermo risolutamente il tempo per acchiappare questo attimo, fotografarlo, preservarlo, renderlo indelebile insieme a mille altri che ho messo nel mio album immaginario, io e tutto il resto siamo lì dentro, in quell’album, senza soluzione di continuità.

Allora mi riappacifico anche con l’assemblea dei gondoni, perché se ancora non ho capito il motivo per cui preferiamo essere così pessimi e brutti se riuniti in quella sala, almeno ho capito che nessuno fa eccezione, ho capito che in ognuno di noi sono custoditi momenti fermi e indelebili, ognuno dentro al suo cubo che compone l'enorme parallelepipedo come quella scena del film di Hitchcock, ognuno dentro al suo album di momenti catturati che ci rendono momentaneamente felici.

E momentaneamente brava gente.




3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sì...ma gli arabi?

JA(x)

Anonimo ha detto...

Avevo mangiato pesante.

wildaihm ha detto...

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