Sento di avere i giorni contati ma non so in cosa. Incombe una specie di data di scadenza stampata da qualche parte dentro di me, in qualche angolo del mio vissuto.
Ma dove? E soprattutto, ma quando?
Non vorrei che questa data fosse già passata da un pezzo senza che me ne accorgessi, vorrebbe dire che sto continuando a divorare una parte di vita che è scaduta, avariata, marcia, che fa male alla pancia, come la maggior parte delle cose che tengo in frigo.
Ho sempre immaginato che i numeri avessero un'anima, un colore e un sesso.
Il numero 1 è un maschio grigio perla e superbo, il 2 è una bambina scatenata rossa, il 3 è turchese ed è bello e perfetto, il 4 è marrone come la terra che ci sostiene, il 5 è pazza e varia di colore in maniera assurda; è di natura giallo/arancio ma vira fino al rosso fuoco e può diventare incandescente, è una cosa che ancora non mi spiego. Il 6 è cicciotella, affamata, tenera e color verde prato. Il 7 è una strega figa e misteriosa di colore nero, l’8 è empatico, buono, immenso e viola.
Il 9 è blu ma di lui non so altro.
Odio il 90, non tanto per la paura, quanto per i gradi in cui a volte ci troviamo posturalmente nei confronti della vita.
Esiste un solo numero in tutto il mio universo che oltre ad essere palindromo, è ossimoro ed è il 22, perché rappresenta la nascita e la morte al tempo stesso.
Il numero che amo di più in assoluto è il 12, che è il numero dell’onnipotenza; è la mano di una giovane donna che per pochi secondi riesce ad afferrare il sole e a fermare il suo percorso nell’universo.
Mi piace anche il 13.
Certo, per una superstiziosa come me non è che sia il massimo sapere che domattina, quando mi sveglierò, sarò dentro a un venerdì 13, che sarà dentro a un 2020.
Comunque sia, trovo che il 13 sia un numero molto spiritoso e paurosamente geniale, situato nella costellazione dello Scorpione.
Il 29 e il 31 li gioco alla roulette, il numero pieno non mi esce mai. Poi, incredibilmente, punto un carrè che include i due numeri e vinco.
Lo 0 è Dio, che determina il punto di inizio verso ogni direzione, positiva o negativa; è neutro, perché lui stesso ha voluto che ci fosse un’ingiusta supremazia dei numeri dispari sui pari; è maschio e femmina insieme ed è bianco perché nella sua assolutezza continente tutti i colori e tutte le anime buone e cattive in dosi magnificamente equilibrate.
Infine ho da qualche giorno nel cuore il 16, figlio di un quadrato perfetto; è il numero di una ragazza che è diventata il caro angelo di molti, probabilmente così immensa da non rifiutarsi di esserlo anche per chi se l’è portata via, ed è a lei che vorrei fosse dedicata una poesia mai scritta prima, fatta di soli numeri e note musicali.
Una poetica sequenza infinita ed eterna, come infiniti ed eterni sono i numeri e le combinazioni di suoni.
Le parole finiscono. Sanno fare male, sanno mentire o sanno essere confuse, inutili e stupide.