Io ho vissuto per più di 20 anni tra pareti di cartongesso.
Non sarà il massimo della sensazione di protezione e sicurezza, di isolamento acustico, termico e capacità portante, ma ti abitua a vivere in una condizione di versatilità grazie alla facilità con cui gli elementi possono essere montati, demoliti e poi rimontati (a costi contenuti), e nello stesso tempo ti costringe a valutare sempre il grado di sopportazione di un carico, prima di imporlo alla parete.
Puoi appendere un chiodino con la forza di un paio di colpi dati con il primo oggetto duro che ti capita per le mani quando non trovi il martello, a volte sembra burro, ma naturalmente poi devi fare attenzione a cosa attacchi a quel chiodino.
Una volta, anni fa, un gradito ospite aveva tirato un pugno alla parete che divide la camera da letto dalla sala. Il motivo del pugno era una discussione con un altro gradito ospite su Genoa e Samp; io non ho mai saputo un cazzo di calcio ma sapevo che se avesse voluto, il gradito ospite avrebbe potuto aprirmi un varco tra i due vani, perché il cartongesso è versatile e puoi cambiare facilmente la fisionomia di una casa montando, demolendo e poi rimontando a costi contenuti, il pugno infatti era gratis e il Genoa è la merda.
Nella vita succede di avere poche colonne portanti; sono le nostre certezze, le cose in cui cerchiamo rifugio, conforto e insegnamento, sono alcune persone, o meglio, ciò che alcune persone rappresentano per noi e ciò che noi rappresentiamo per loro.
Io sono abituata a vivere in mezzo al cartongesso, quindi scoprire che quelle poche colonne portanti sono in cartongesso non è poi così sconvolgente.
Sono tutte colonne versatili, vengono su abbastanza facilmente e sono belle perché ci portano e supportano ma bisogna fare sempre attenzione al carico che ci piantiamo addosso, perché se non c’è una struttura portante adeguata, se non sono di mattone o di cemento o boh - mica sono un geometra - non possono sopportare più di tanto.
Non sono affatto sconvolta di questo limite, ma tant’è mi dispiace che sia andata così, con una delle poche colonne portarti della mia vita quotidiana.
Essa a un certo punto è venuta giù. E non sto parlando di errori che hanno causato la caduta, non sto parlando della violenza di un pugno volontario per affermare la propria supremazia (di pugni violenti che aprono squarci nelle pareti di un’esistenza ne abbiamo dati tutti), sto parlando di carichi involontari, di un chiodino nel burro al quale non è stato appeso solo un quadretto ma un’intera struttura carica di aspettative.
Però diciamoci la veritá, avrei dovuto essere preparata perché sono più di 20 anni che i muri di casa mia mi spiegano che non c’è nulla di poi così portante, nemmeno le colonne più importanti.
La musica la sceglierò domani.
Ma anche no, probabilmente domani morirò di sonno, visto che domani è oggi da un bel pezzo.