giovedì 14 agosto 2025

Ad agosto fa caldo

Agosto. Torrido come tutti gli agosti che ricordo, e pure quelli che non ricordo ma so che c’erano.

Hai voglia a dire “eh ma quando eravamo ragazzi non faceva così caldo”.

Certo, forse le stagioni erano più stagioni, forse il termometro saliva meno, forse si poteva prendere il sole con la Lancaster e lo specchio senza finire al centro ustioni e sì, sicuramente ora sto seduta su un divano piazzato dove una volta era tutta fresca campagna.

Non nego niente.

Ma il caldo porco me lo ricordo lo stesso. Da sempre.

Mi ricordo la mamma che mi faceva prendere tre autobus per andare al mare da Via Imperiale 39 a Sturla, e io lì a sciogliermi in slow motion.

Mi ricordo la Ludo e i baracconi della Foce, e poi noi due, sudate e puzzolenti marce, a boccheggiare in Corso Torino come Saul Goodman e Mike Ermantraut nel deserto del New Mexico.

Mi ricordo lo zaino da venti chili su un corpo che ne pesava trenta durante il “buon cammino” dei lupetti, e quella cazzo di sete che mi faceva desiderare l’estinzione.

Mi ricordo l’agosto in cui sono diventata zia o quello in cui mi hanno detto che la sarei diventata ancora.

L’agosto in cui ho indossato un vestito da sposa.

E mi ricordo l’agosto caldo e faticoso in cui fiera come un Dio ho portato addosso una pancia di 20 chili e poi ho scaricato l’individuo urlante che l’altro ieri ha fatto 24 anni.

E quell’agosto di Noi, l’agosto Cazzoneso, bollente come non mai.

E ancora l’agosto in cui la Simo se ne è andata via e io che sudavo e piangevo e volevo telefonarle mentre stavo seduta davanti alla sua bara aperta nel suo soggiorno.

Il clima è cambiato, sì.

Ma non è cambiata la percezione di tutti i miei agosti, quella sensazione di bollire nella stessa minestra: caldo, nausea, turbamenti, vita, morte, ansie, cicale, voglia di vedere cosa c’è dietro l’angolo e attesa sospesa dell’avvenire — anche se fosse la morte, tanto per variare.

Sempre la stessa trepidazione, la stessa speranza di un colpo di scena.

Ah, l’adolescenza… quella dopo i 50.

L’età in cui non ti esplodono più i brufoli in faccia, ma ti esplode la pazienza.

Che periodo di merda meravigliosa, questa adolescenza.

E che mese spettacolare, l’Agosto.



Chitarre liquide, un tempo sospeso, l’aria di un sogno che scivola. Agosto.