sabato 29 giugno 2024

Cosa volevo dire/3

In realtà volevo dire che sto imparando a tenermi un sacco di compagnia, mi parlo, mi scrivo, mi leggo; mi sopporto e mi supporto; mi mi castigo e poi mi perdono.

Non tutto, ma quasi tutto. Devo per forza essere un filino indulgente con me stessa  se no si ritorna a Cosa volevo dire/1 che le sedie sono cattive e mi accendo l’ennesima sigaretta dal dispiacere.

Quando si inizia ad essere molto bravi in tutta questa socializzazione e intimità con se stessi, significa che si sta disimparando a farlo con le altre persone.

Stasera avrei dovuto essere da Mariano a vedere la partita con un po’ di gente, ma far finta di essere dispiaciuta che ha appena segnato la Svizzera, sarebbe stato impegnativo quasi quanto prendere 4 dita in culo.


Ma no, non è nemmeno questo che volevo dire.

Non lo so più cosa vorrei dire, e soprattutto a chi.




lunedì 10 giugno 2024

Un popolare week end di merda

 Ieri sono  andata a Pietra a una festa di compleanno.

La serata è stata molto carina, mi ero pure messa su figa, ma forse mi sentivo solo io così, perché in effetti nessuno mi ha detto belin oh come sei figa stasera. L’importante è sentiselo, dicono, così la tua certezza di essere una figa ti fa emanare bellezza da tutti i pori.

Ma è anche tristemente vero che varcare quella sottilissima linea di confine tra l’essere una figa e l’essere una sfigata è un attimo e il risultato è disastroso.

Così come è un attimo virare velocemente, nella rotta di una serata carina, verso un epilogo di merda.

Tutto ciò per un nonnulla che non posso manco raccontare, ma io ho un debole per i nonnulla che mi scatenano le crisi da isterica psicopatica, e telolì che la scenata te la servo, una volta congedati dalla cumpa, come digestivo perfetto per quella strepitosa polpetta albanese all’aglio, che ho continuato a ruttare fino alla mattina dopo.

Che poi non è stato tanto il fatto di vedere il mio uomo chiedere alla festeggiata se poteva annusare direttamente dal suo collo il profumo che le avevano appena regalato, decretando, dopo l’innocua e profonda pippata, quanto l’essenza fosse assai sensuale. Peraltro lo stesso identico profumo, lo aveva appena annusato direttamente dal decoltè gentilmente offerto al suo naso da un’altra commensale seduta al suo fianco: il suo “VUOI ANNUSARE??” è decisamente stato un raro capolavoro di arte della seduzione sapientemente camuffato da test olfattivo, che ci voleva giusto la sua laurea da psicologa per pianificarlo e metterlo in atto in maniera così raffinata e discreta. 

D’altro canto il bis sulla festeggiata era comprensibilmente d’obbligo, casomai il mio esperto profumiere non avesse ben colto alla prima nasata sulla psicoterapeuta qualche nota olfattiva dell’ampia gamma di sentori che la sensuale fragranza emanava.

Ma che vuoi che sia, son ragazzi, non è stato quello a farmi scattare la carogna, anche perché la serata era carina e io mi sentivo figa, quindi che cazzo me ne poteva fregare di certe curiosità?

È stato ben altro che nulla ha a che vedere con la gelosia. Ma ripeto, non è così importante che lo racconti.

È importante dire che mi sentivo figa, e forse avevo anche beccato il mio vicino di tavolo a sbirciarmi il culo. Quant’è che non mi succedeva. Forse mi ero sbagliata, forse no. Boh. Ma non mi aveva certo dato fastidio, anzi.

Comunque, dicevo, la serata ha avuto un’evoluzione orribile, a mezzanotte dovevamo andare all’Airone e invece a mezzanotte e mezza ci siamo trovati in mezzo a una strada periferica di Pietra a litigare come la peggiore coppia di disagiati bevuti che si possa immaginare, per colpa mia, perché io non sono sufficientemente comprensiva.

All’una passata eravamo ancora a fare a gara a chi doveva rientrare a Genova a piedi da quella cazzo di strada e chi doveva rientrare con la macchina. Ovviamente entrambi volevamo farla a piedi, per fare un dispetto all’altro.

Alla fine si è deciso saggiamente che saremmo tornati entrambi in macchina.

Ho guidato io, perché l’accordo tra noi è che quando si è a rischio, guida chi non è il proprietario dell’auto.

Tragitto Pietra/Voltri continuando a litigare e a dirci le peggio cose.

Io iniziavo a chiedermi come mai mi fossi sentita così figa, dato che in effetti non avevo raccolto grandi segnali di apprezzamento, a parte appunto quel fugace sguardo al mio di dietro di cui non ero neanche certa.

Comunque, arrivati a Genova dopo le due, mi sono fatta mollare sul piazzale sotto casa mia come una baldracca da due lire e ciao, ci si becca, ‘tanto al momento ci siamo mezzi lasciati come mille altre mezze volte e vaffanculo.

Oggi pomeriggio, mettendo a posto i vestiti che mi sono tolta stanotte prima di coricarmi sul divano (si, perché io dormo sul divano, il letto lo uso solo per buttarci i vestiti quando mi spoglio), mi accorgo con orrore di uno squarcio enorme nei jeans stretti, vecchi e lisi, di quei jeans brutti comprati dai cinesi, non so ancora perché cazzo me li sia messi, ma - come detto - mi sentivo figa.

Uno squarcio che li attraversa esattamente lungo tutta la linea del culo, separando le due chiappe.

Me li sono rimessi per vedere l’effetto che ho fatto la sera prima, mentre mi sentivo una gran figa.

Cotanto culone coperto da una maxi mutanda nera ascellare (perché per essere figa, io sotto devo mettere il mutandone panciera, altrimenti il jeans mica si allaccia) strabordava dallo squarcio maledetto, regalandomi quel vago aspetto da vecchia stracciona che si atteggia a figa, mentre sospettavo compiaciuta che mi si guardasse il culo per motivi sessuali e mentre quell’altro era intento a inebriarsi innocuamente (è importante precisarlo) nei livelli della piramide olfattiva emanata da ben due Signore.

Avrei voluto piangere di umiliazione per un’oretta o due, ma non l’ho fatto perché ero già in ritardo e dovevo andare a votare con mia madre.

Stasera provo mortificazione soprattutto per due cose:

  1. che il mio uomo evidentemente manco mi guarda, perché se mi avesse guardata anche solo un attimo, mi avrebbe avvisata della epocale figura di merda che stavo facendo mentre mi sentivo una figa con la braga sguarata (e pensa se andavo anche all’Airone);
  2. Che questo non è manco stato l’epilogo peggiore di questo week end di merda.

Oggi si votava per le europee. Devo dire che in questo periodo non mi sono preparata per niente, ho avuto diverse cose per la testa e parliamo di una  testa che non mi sta funzionando più tanto bene, ma questa è un’altra storia.

Arrivata al seggio, indecisa se a ‘sto giro dare il voto ai 5 stalle, mi sono fermata dalla porta della sezione 49 a guardare il cartello coi simboletti. Ne ho visto uno che porta il nome di Popolare qualcosa, o qualcosa Popolare. La parola Popolare mi ha attirata. 

Sarà che ieri volevo essere popolare da quanto ero fica. Boh, mi sono detta, sarà il solito partitello estremamente comunista, rimasuglio sfigato del PCI che sono solita votare con gioia.

Massì, facciamole le cose a cazzo, come decidere di infilare il culo in un vecchio jeans troppo stretto, vada per Popolare qualcosa o qualcosa Popolare, me la sento anche senza l’aiuto di Google.

Sono entrata nel gabbiotto fiera come la Delia di C’è ancora domani, ho aperto la scheda e ci ho piazzato una bella X, spessa e ignorante come me.

E vaffanculo anche ai fasci.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Dopo successiva verifica su Google, sia messo agli atti che nell’anno 2024, Ale Gozzi, per la prima volta in vita sua a quasi 52 anni, quella che ieri faceva la figa con uno sguaro in culo, ha votato un partito di imbarazzante ispirazione conservatrice, catto-democratico di centro-DESTRA, che nelle sue ideologie ha, tra altre cose, i seguenti punti: l’opposizione all’eutanasia, l’opposizione all’aborto, l’opposizione al matrimonio omosessuale (non parliamo poi delle adozioni) e l’opposizione alla liberalizzazione delle droghe leggere.

🤟





Aggiornamento del 10 giugno ore 20.39: in Europa avanza la destra ma io fischietto e faccio finta di niente.