E talvolta capita che arriva il momento in cui le persone decidono improvvisamente che certe manifestazioni non fanno più per loro, perché sono diventate sagge e riservate, perché tengono alla loro privacy e lottano per tutelarla, perché hanno problemi da risolvere ben più importanti e non hanno più tempo da sprecare in stupide pratiche adolescenziali.
Questa almeno è la loro versione.
Io ho il sospetto invece che questo momento arrivi proprio quando queste persone non hanno più benzina per accendere il motore delle loro emozioni, quando sono ben lontane da quella saggezza a cui credono di essersi elevate, arriva quando la loro preziosissima privacy non è diventata altro che un pezzetto di vita che conviene nascondere affinché non venga smascherato il doppio bluf e quando i problemi ben più importanti sono solo la scusa per rifugiarsi in pratiche altrettanto adolescenziali.
Pensano di non piegarsi ai meccanismi dei social che tanto criticano e schifano e non si rendono conto che questo modo di rifiutarli, e i motivi per cui lo stanno facendo, le hanno rese maggiormente schiave dello stesso meccanismo, costringendole a perdere quello spirito puro e giocoso, che ha sì la sfrontatezza dell’adolescenza, ma anche quella freschezza spontanea che restituisce al termine tutta la sua accezione positiva.
Quello spirito che un tempo non si vergognava di esprimere i piccoli momenti di “trascurabile felicità”, se davvero di felicità si è trattata.
Detesto l’idea che anche io stia diventando così, per puro spirito di adeguamento.