E così, camminando per strada coperti e mascherati come banditi a cui è stata amputata mezza identità, persi fra un’incertezza, un’attesa e un nulla, si impara a riconoscere un sorriso solo guardando gli occhi, sempre che un sorriso là sotto ancora ci sia.
Si ripassano vecchie regole di geometria, si calcolano perimetri, aree e spazi dentro i quali è concesso muoversi, ed è un esercizio applicabile in senso metaforico anche alla vita degli altri; sempre che un interesse a muoversi in punta di piedi nella vita di altri, ancora ci sia.
Si impara a salutare senza abbracciare, ad ascoltare senza osservare da dove provenga il suono, si impara a respirare l’intimo microclima del proprio respiro e a misurare lo stato d’animo dall’intensità e dal ritmo con cui il tepore umido invade volto e occhiali, quando ci sono.
Si impara a percepire e allo stesso tempo occultare un’emozione senza che questa causi troppo imbarazzo, ma con solo una mano sul petto, quasi a proteggere il cuore.
Sempre che un cuore là sotto che batte, ancora ci sia.