Non so se sono gli altri che mi stanno intossicando o se sono io che sto intossicando loro.
Se hai problemi con tutti, e fattele due domande.
Insopportabile ‘sta frase, che potrebbe essere l’unica risposta che mi merito e mi ripeto da sola come un mantra di merda.
È quel genere di frase sbrigativa che arriva addosso come una martellata vuota se usata per liquidare un’anima in tempesta.
Mi fa sentire di una taglia emotiva che non va più bene a nessuno e diventa difficile “indossarmi”.
Che poi, il problema forse non è nemmeno la taglia, ma il fatto che la gente oggi non ha più voglia di indossare nessuno.
E comunque quali cazzo di domande dovrei farmi?
Se sono gli altri che mi stanno intossicando o se sono io che sto intossicando loro?
Perché sono vere entrambe le cose.
È vero che gli altri mi avvelenano perché è vero che sono io che avveleno gli altri.
La verità è un cerchio.
E’ un loop circolare che si autoalimenta.
Una spirale chiusa dove la causa e l’effetto si inseguono e s’inculano a vicenda, fino a perdere il punto di origine. Perché in un cerchio questo punto non è mai esistito.
Il cerchio non ha un inizio né una fine, non ha un punto in cui si spezza e cambia improvvisamente direzione.
Io me ne faccio eccome di domande, in continuazione, me ne faccio fin troppe.
Che poi sono sicura che sono le stesse che si fanno tutti, solo che non tutti sono coscienti di porsele.
Domande che racchiudono sensi di colpa, dualismi, lotte interne tra la certezza di essere i giustissimi e gli onniscientissimi e il fastidioso costante dubbio di essere tutti così vergognosamente sbagliati e ignoranti.
Domande che non dovrebbero assolverci e non dovrebbero nemmeno accusare.
È qui che si genera il loop e quindi il ritorno costante delle stesse dinamiche interiori, delle corse nel cerchio, delle dosi di veleno che ci scambiamo reciprocamente e della stessa fottutissima domanda, sono gli altri o sono io?
Come se la propria salvezza dipendesse solo dall’aver individuato il colpevole.
Siamo tutti.
A volte avrei solo bisogno di uscire dalla verità del cerchio e potermi stravaccare sul divano dell’anima di qualcuno senza dover giustificare ogni respiro e ogni battito di cuore che non va a tempo con la musica degli altri.
Ma magari quel qualcuno in quel momento è nel suo cerchio che corre e si invexenda come un disperato e nella sua anima non ha manco una sedia scomoda da offrirmi.
O magari si aspetta che possa essere io ad offrigli quel divano e io, correndo, gli rispondo ‘fuori dai coglioni, non vedi che c’ho da fare?’
Mi vien da ridere.
E mi viene anche voglia di bestemmiare.
Povero dio, sempre in mezzo.
In fondo è un povero diavolo pure lui, che non è riuscito a fare di meglio.
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