venerdì 18 ottobre 2024

Tanta pioggia e tiepido Climax

 A volte penso delle cose che potrebbero essere degli incipit meravigliosi per post strepitosi.

Poi il pensiero si blocca e non riesce ad andare avanti; si schianta contro un muro, non trova un degno sviluppo, l’intensità non ascende.

Un po’ di giorni fa, per esempio, pensavo che ultimamente ho il naso sempre pieno di caccole.

Che incipit straordinario poteva essere.

Ultimamente ho il naso sempre pieno di caccole […].

E bon, non ho saputo che trama tessere su ‘sto pensiero che aveva delle grandissime potenzialità.

L’ho soffiato dopo giorni, quello è stato il massimo del climax raggiunto, e la vicenda si era già bella che sciolta e risolta su un tristissimo fazzoletto di carta dell’Eurospin.






sabato 5 ottobre 2024

Il mondo è un tipo irrazionale


Noi sulla Strada del Sale, fine settembre 2024.

mercoledì 25 settembre 2024

Christopher, piuma di Airone

 Ho il vizio di giocare con la morte e poi certi fatti della vita rimettono al suo posto il mio macabro senso dell’umorismo.

Ho voluto cancellare l’ultimo post perché era veramente ridicolo e fuori luogo.

Ieri è morto Christopher Mai(r)one.

Un amico che vedevamo poco ma nonostante questo, una persona degna di essere chiamata Amico senza scomodare stucchevoli sentimentalismi. 


Chris, ricorderò per sempre i tuoi aperiporco, le tue mortali betoniere e il tuo aspetto da Big Jim rockettaro dietro al bancone dell’Airone.

Ricorderò per sempre il nostro amato Quinto Beatles, le tue grandi braccia, le tue afflizioni e le tue bestemmie quasi somiglianti a lodi.

Ricorderò i tuoi occhi vivaci e intelligenti che ci sorridono anche quando sei triste e scazzato nel tuo nichilismo.

La tua anima teneramente mammona e fragile, dipinta di tatuaggi aggressivi.

Ricorderò quel bisogno di confronto e di conforto, mentre ti prendi una pausetta dal bancone o dalla tua cucina angusta, e vieni a sederti insieme a noi, tra le sigarette, gli shottini, i camparini alla goccia e le note pesantissime del tuo metal e del tuo rock.

Ricorderò per sempre la tua fierezza e la tua grandezza, pur essendo minuscolo sotto il peso dei tuoi dolori e dei tuoi turbamenti.

Ciao Chris, spacca come solo tu sai fare tutti gli angeli, i santi e i diavoli che da stasera passeranno per il tuo bancone.

Ci rivedremo un giorno, sai?, e questa volta saremo noi a darti del vecchio di merda, perché quaggiù siamo nati prima noi, ma Lassù sei nato prima tu.

🖤🤟




giovedì 5 settembre 2024

Ferie 2024

 


Ho trovato questa nota scritta lo scorso 2 agosto, qualche ora prima della partenza serale per le ferie col Westfalia, furgoncino camperizzato, classe 1981.

Le note danno sempre delle soddisfazioni, ti dimentichi di averle scritte e si ripropongono inaspettatamente come il peperone, che quando torna su mantiene lo stesso sapore di quando l’hai ingerito.

Nelle cose da smarcare  (e che smarcai tutte diligentemente, da brava organizzatrice di eventi) mi ero dimenticata di mettere un paio di must have che forse, più di un kilim persiano da stendere in campeggio davanti al furgone per fare il dehor figo, avrebbero potuto tornare utili all’occorrenza, tipo una testa del motore nuova e l’opzione dell’assistenza stradale inclusa nell’assicurazione. Ma uno non può mica pensare proprio a tutto.

La mattina di sabato 3 agosto, circa 24 ore dopo la stesura di questa nota, invece di sciacquarci i genitali nello splendido mare dell’Almanarre a Hyeres, bivaccavamo nel cortile di un meccanico russo di Ventimiglia in attesa che mio fratello venisse a recuperarci, insieme ai sacchetti con dentro le cose da smarcare citate in nota e qualche valigia.

Al grido di “AH, STARE BENE”.


Unica foto delle vacanze 2024,
a 188 km dall’Almanarre.
Purtroppo manca la foto dell’altro carrattrezzi che si è portato via la macchina di mio fratello, andata in avaria nei pressi di Imperia nel tentativo di riportarci a casa il pomeriggio di sabato 3 agosto,
STARE BENE.



sabato 29 giugno 2024

Cosa volevo dire/3

In realtà volevo dire che sto imparando a tenermi un sacco di compagnia, mi parlo, mi scrivo, mi leggo; mi sopporto e mi supporto; mi mi castigo e poi mi perdono.

Non tutto, ma quasi tutto. Devo per forza essere un filino indulgente con me stessa  se no si ritorna a Cosa volevo dire/1 che le sedie sono cattive e mi accendo l’ennesima sigaretta dal dispiacere.

Quando si inizia ad essere molto bravi in tutta questa socializzazione e intimità con se stessi, significa che si sta disimparando a farlo con le altre persone.

Stasera avrei dovuto essere da Mariano a vedere la partita con un po’ di gente, ma far finta di essere dispiaciuta che ha appena segnato la Svizzera, sarebbe stato impegnativo quasi quanto prendere 4 dita in culo.


Ma no, non è nemmeno questo che volevo dire.

Non lo so più cosa vorrei dire, e soprattutto a chi.




lunedì 10 giugno 2024

Un popolare week end di merda

 Ieri sono  andata a Pietra a una festa di compleanno.

La serata è stata molto carina, mi ero pure messa su figa, ma forse mi sentivo solo io così, perché in effetti nessuno mi ha detto belin oh come sei figa stasera. L’importante è sentiselo, dicono, così la tua certezza di essere una figa ti fa emanare bellezza da tutti i pori.

Ma è anche tristemente vero che varcare quella sottilissima linea di confine tra l’essere una figa e l’essere una sfigata è un attimo e il risultato è disastroso.

Così come è un attimo virare velocemente, nella rotta di una serata carina, verso un epilogo di merda.

Tutto ciò per un nonnulla che non posso manco raccontare, ma io ho un debole per i nonnulla che mi scatenano le crisi da isterica psicopatica, e telolì che la scenata te la servo, una volta congedati dalla cumpa, come digestivo perfetto per quella strepitosa polpetta albanese all’aglio, che ho continuato a ruttare fino alla mattina dopo.

Che poi non è stato tanto il fatto di vedere il mio uomo chiedere alla festeggiata se poteva annusare direttamente dal suo collo il profumo che le avevano appena regalato, decretando, dopo l’innocua e profonda pippata, quanto l’essenza fosse assai sensuale. Peraltro lo stesso identico profumo, lo aveva appena annusato direttamente dal decoltè gentilmente offerto al suo naso da un’altra commensale seduta al suo fianco: il suo “VUOI ANNUSARE??” è decisamente stato un raro capolavoro di arte della seduzione sapientemente camuffato da test olfattivo, che ci voleva giusto la sua laurea da psicologa per pianificarlo e metterlo in atto in maniera così raffinata e discreta. 

D’altro canto il bis sulla festeggiata era comprensibilmente d’obbligo, casomai il mio esperto profumiere non avesse ben colto alla prima nasata sulla psicoterapeuta qualche nota olfattiva dell’ampia gamma di sentori che la sensuale fragranza emanava.

Ma che vuoi che sia, son ragazzi, non è stato quello a farmi scattare la carogna, anche perché la serata era carina e io mi sentivo figa, quindi che cazzo me ne poteva fregare di certe curiosità?

È stato ben altro che nulla ha a che vedere con la gelosia. Ma ripeto, non è così importante che lo racconti.

È importante dire che mi sentivo figa, e forse avevo anche beccato il mio vicino di tavolo a sbirciarmi il culo. Quant’è che non mi succedeva. Forse mi ero sbagliata, forse no. Boh. Ma non mi aveva certo dato fastidio, anzi.

Comunque, dicevo, la serata ha avuto un’evoluzione orribile, a mezzanotte dovevamo andare all’Airone e invece a mezzanotte e mezza ci siamo trovati in mezzo a una strada periferica di Pietra a litigare come la peggiore coppia di disagiati bevuti che si possa immaginare, per colpa mia, perché io non sono sufficientemente comprensiva.

All’una passata eravamo ancora a fare a gara a chi doveva rientrare a Genova a piedi da quella cazzo di strada e chi doveva rientrare con la macchina. Ovviamente entrambi volevamo farla a piedi, per fare un dispetto all’altro.

Alla fine si è deciso saggiamente che saremmo tornati entrambi in macchina.

Ho guidato io, perché l’accordo tra noi è che quando si è a rischio, guida chi non è il proprietario dell’auto.

Tragitto Pietra/Voltri continuando a litigare e a dirci le peggio cose.

Io iniziavo a chiedermi come mai mi fossi sentita così figa, dato che in effetti non avevo raccolto grandi segnali di apprezzamento, a parte appunto quel fugace sguardo al mio di dietro di cui non ero neanche certa.

Comunque, arrivati a Genova dopo le due, mi sono fatta mollare sul piazzale sotto casa mia come una baldracca da due lire e ciao, ci si becca, ‘tanto al momento ci siamo mezzi lasciati come mille altre mezze volte e vaffanculo.

Oggi pomeriggio, mettendo a posto i vestiti che mi sono tolta stanotte prima di coricarmi sul divano (si, perché io dormo sul divano, il letto lo uso solo per buttarci i vestiti quando mi spoglio), mi accorgo con orrore di uno squarcio enorme nei jeans stretti, vecchi e lisi, di quei jeans brutti comprati dai cinesi, non so ancora perché cazzo me li sia messi, ma - come detto - mi sentivo figa.

Uno squarcio che li attraversa esattamente lungo tutta la linea del culo, separando le due chiappe.

Me li sono rimessi per vedere l’effetto che ho fatto la sera prima, mentre mi sentivo una gran figa.

Cotanto culone coperto da una maxi mutanda nera ascellare (perché per essere figa, io sotto devo mettere il mutandone panciera, altrimenti il jeans mica si allaccia) strabordava dallo squarcio maledetto, regalandomi quel vago aspetto da vecchia stracciona che si atteggia a figa, mentre sospettavo compiaciuta che mi si guardasse il culo per motivi sessuali e mentre quell’altro era intento a inebriarsi innocuamente (è importante precisarlo) nei livelli della piramide olfattiva emanata da ben due Signore.

Avrei voluto piangere di umiliazione per un’oretta o due, ma non l’ho fatto perché ero già in ritardo e dovevo andare a votare con mia madre.

Stasera provo mortificazione soprattutto per due cose:

  1. che il mio uomo evidentemente manco mi guarda, perché se mi avesse guardata anche solo un attimo, mi avrebbe avvisata della epocale figura di merda che stavo facendo mentre mi sentivo una figa con la braga sguarata (e pensa se andavo anche all’Airone);
  2. Che questo non è manco stato l’epilogo peggiore di questo week end di merda.

Oggi si votava per le europee. Devo dire che in questo periodo non mi sono preparata per niente, ho avuto diverse cose per la testa e parliamo di una  testa che non mi sta funzionando più tanto bene, ma questa è un’altra storia.

Arrivata al seggio, indecisa se a ‘sto giro dare il voto ai 5 stalle, mi sono fermata dalla porta della sezione 49 a guardare il cartello coi simboletti. Ne ho visto uno che porta il nome di Popolare qualcosa, o qualcosa Popolare. La parola Popolare mi ha attirata. 

Sarà che ieri volevo essere popolare da quanto ero fica. Boh, mi sono detta, sarà il solito partitello estremamente comunista, rimasuglio sfigato del PCI che sono solita votare con gioia.

Massì, facciamole le cose a cazzo, come decidere di infilare il culo in un vecchio jeans troppo stretto, vada per Popolare qualcosa o qualcosa Popolare, me la sento anche senza l’aiuto di Google.

Sono entrata nel gabbiotto fiera come la Delia di C’è ancora domani, ho aperto la scheda e ci ho piazzato una bella X, spessa e ignorante come me.

E vaffanculo anche ai fasci.

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Dopo successiva verifica su Google, sia messo agli atti che nell’anno 2024, Ale Gozzi, per la prima volta in vita sua a quasi 52 anni, quella che ieri faceva la figa con uno sguaro in culo, ha votato un partito di imbarazzante ispirazione conservatrice, catto-democratico di centro-DESTRA, che nelle sue ideologie ha, tra altre cose, i seguenti punti: l’opposizione all’eutanasia, l’opposizione all’aborto, l’opposizione al matrimonio omosessuale (non parliamo poi delle adozioni) e l’opposizione alla liberalizzazione delle droghe leggere.

🤟





Aggiornamento del 10 giugno ore 20.39: in Europa avanza la destra ma io fischietto e faccio finta di niente.

mercoledì 29 maggio 2024

Cosa volevo dire/2

 Cioè, veramente non è proprio quello che volevo raccontarti qui, mi è scappata la divagazione sulle sedie.

Mi è venuto in mente che ripresi anni fa a fumare per ridare un senso ad un posacenere sul quale da tanto tempo non si posava più la cenere. Mi faceva tenerezza.

E in effetti volevo parlarti di quanto mi piacciano i posti che un tempo erano affollati e poi li abbiamo  abbandonati, tipo una spiaggia in inverno dove anni prima ho fatto il pic nic in una sera d’estate, o questa piattaforma dove non ci sono più le parole che tanto vorrei, o una casella di posta che non riceve più la posta, o la vecchia tovaglia verde da gioco di mio padre che non vede più le carte e le fiches da anni; il vespasiano di Brignole dove nessuno va più a pisciare, la scalinata di piazza piccapietra dove facevo le gare di sputi neri di liquirizia con la Ludo, l’ingresso della Stazione Principe dove non c’è più quella ragazza che aspetta l’arrivo di un treno con un bimbo in braccio che stringe tra le dita taccolente un orsetto di gomma, o quel vecchio vestito dove non entreranno mai più le mie forme; il bar di Sturla dove il jukebox non suona più in loop Wurhering Heights; la Madonna del Monte, dove non si vedono più le madonne, la neve degli anni in cui nevicava e la bottiglia vuota di Veuve Clicquot.

Di cose così, volevo parlarti.

Della mia nostalgite per i posti e gli oggetti insignificanti e abbandonati, appesi tra la vita e la morte: non vivono più ma non muoiono mai.

Ma non è nemmeno questo esattamente che volevo dirti stasera.




martedì 21 maggio 2024

Cosa volevo dire/1

È sempre un brivido stare in bilico sulle gambe posteriori di una sedia e non sapere se l'equilibrio reggerà.

La prima volta che l'ho fatto senza tenermi al bordo del tavolo della sala, la sedia è scivolata indietro facendomi precipitare in terra, mi sono schiacciata un dito e la mamma mi ha sculacciata. Giorni dopo ho perso l’unghia.

Ricordo ancora quel dolore che dal dito mi ha spaccato il cuore prima ancora del cervello, ammesso che ci fosse.

Li deve essere nato il mio amore/odio per le sedie, anche se poi è stata la_sedia_del_diavolo a risvegliarli.

Hai ragione tu, le sedie sono stronze, ti fanno credere di darti sostegno, ma alla prima vera prova di equilibrio ti ritrovi col culo all’aria, il cuore attraversato dal dolore, una sculacciata senza senso e un’unghia nera che poi perderai.

Le sedie sono cattive.

Ecco, questo volevo dirti.

Che hai ragione.

giovedì 16 maggio 2024

Tali e quali o quasi

 Sto diventando ansiosa e paranoica esattamente come la mia amata sorella.

Con l’unica sottilissima differenza che io reagisco a questo disagio in maniera diametralmente opposta alla sua eterna ricerca spasmodica  di mettersi in sicurezza, tanto da avere mille app sul telefono per tenere sotto stretto controllo qualsiasi parametro e abitudine della sua vita.

A me invece scatta solo la voglia irrefrenabile di drogarmi forte.

mercoledì 8 maggio 2024

Angela

 Cara Angela,

Io non ti conoscevo ma a furia di cercarti ti ho trovata.

È strano, gli amici cari del mio ragazzo, da quando è diventato grande, li ho sempre immaginati come fossero creature venute dal nulla, come se il destino li avesse piazzati li al suo fianco perché da loro lui prendesse qualcosa e perché lui restituisse loro qualcosa. 

Li immagino improvvisamente intrecciati per caso alle sue radici, senza saper nulla delle loro, affinché crescano insieme nel breve tempo di un pezzettino di vita, il tempo del divertimento, delle cazzate, delle passioni e delle zingarate. 

È un mistero per me il loro tempo insieme, lui me ne parla poco e io rispetto questo spazio che deve essere solo suo; l’unica cosa che conosco bene è la serenità che vedo nel suo volto quando rientra a casa, e tanto mi basta.

Uno di loro è il tuo primo figlio.

Il Vostro primo figlio.

Ti ho scovata su un social perché dovevo sapere chi sei, perché ho saputo dell’orribile tragedia che gli ha portato via suo padre, squarciando in una sera il suo sacrosanto tempo del divertimento delle cazzate e della spensieratezza, e quando ti ho vista e ti ho letta, improvvisamente il tuo ragazzo non era più la creatura venuta dal nulla.

Ho trovato la concretezza di un progetto d’amore infinito che lo ha forgiato, che lo ha nutrito, che lo ha cresciuto e che, bello come una divinità del mare, lo ha servito a mio figlio (che prima di allora un’onda non l’aveva mai cavalcata) su una tavola da surf.

Le mie preghiere non valgono un cazzo, io sono una che il Dio a volte lo bestemmia.

Ma stasera supplico questo mio povero Dio di aiutarti a non opporre resistenza al dolore incatenato dentro ma a lasciarlo andare dove deve. Come un’onda che si ingrossa e fa paura e tu il surf che riporterà i vostri figli verso una nuova riva.

Non posso fare altro che mandarti un virtuale abbraccio nel profondo del mio cuore, cara sconosciuta Angela. 

Solo questo, dalla mamma di un amico del tuo ragazzo, venuta dal nulla.




domenica 5 maggio 2024

Little boy I wanna marry you

 L’altroieri invece, mentre ascoltavamo musica, abbiamo programmato il nostro matrimonio.

Si terrà il 19 gennaio 2026 alle ore 18:00.

La data ha un grande significato.

È la data in cui 10 anni prima due amanti sono stati beccati come due coglioni non so per bocca di chi (bocca che comunque ringrazio con tutto il mio cuore) e per un po’ siamo stati messi alla gogna.

Io di sicuro sono quella che ci ha fatto la più grande figura di merda: quella della troia infame, ma ormai non mi ricordo più come ci si sente ad essere una troia infame.

È acqua passata, una vergogna senza perdono alla quale mi sono piano piano rassegnata, fino a renderla col tempo un misero autoindulgente “e vabbè, a l’è anæta coscì”.

Per me sarà il secondo matrimonio e sì, lo voglio diverso. Lo voglio figo.

Mi piace come me lo hai proposto. Io, te, marcobella e la gaiotti come testimoni, qualcuno che officia a palazzo imperiale, nessun parente, nessun figlio che manco approverebbe, nessun regalo e io che finalmente vado dal parrucchiere e mi faccio mettere un nastro tra i capelli.

I fotografi siamo noi, che ci facciamo improbabili selfie coi cellulari.

La macchina parcheggiata a pagamento in piazza piccapietra e giù a piedi fino a piazza campetto, in un lunedì sera invernale qualunque, quei giorni alla Jep Gambardella in cui non si manifestano neanche gli spacciatori di popper.

Il viaggio di nozze negli Stati Uniti e Messico. Due sole tappe: Albuquerque e Sinaloa.

Comunque, dicevo: l’altroieri abbiamo programmato ‘sto cazzo di matrimonio, ma ciò che non mi sono sentita di dirti, nonostante avessi sufficienti molecole in corpo  che producono l’ormone della sincerità, è:

chissà se sarò ancora viva.

Perché io sono fatta così, penso alla morte costantemente e quotidianamente.

Non che la desideri, anzi.

Ma la sua minaccia mi tiene dolce  compagnia quando mi vengono gli attacchi di paura.

È come se pensando alla mia morte, allontanassi la paranoia di dover vivere la morte altrui o la paura di diventare un peso insopportabile, problematico e odioso per chi sarà costretto a prendersi cura di me.

Ma tu questo come cazzo fai a capirlo, mio bel cacciatore di benessere dei miei coglioni che ti cachi sotto anche al solo pensiero di venire qui a leggere un paio di stronzate.

Amore, morte, gelosia, corna, malattia, paura, e cose così.

Come potevo dirti che mentre programmavamo allegramente la data del nostro matrimonio, nella mia testa questi pensieri facevano orribili festini?

Mentre parlavamo per distrarmi dai festini, ho messo la data sul calendario del cellulare con la sveglia.

Tu hai detto: ma io me lo ricordo, non ho bisogno di segnarmelo.

Anche io me lo ricordo, per chi mi hai preso, stupido coglione che non sei altro.

Però me lo sono segnato lo stesso.

Solo per il piacere di sentire una notifica sonora alle 18:00 del 19 gennaio 2026, quando tu sarai di terzo turno e tra una nave e l’altra ti sparerai il 39 millesimo livello di homescapes, e io sul treno, di ritorno dal lavoro, dirò fra me e me:

Toh, oggi avremmo dovuto sposarci, ma di lunedì i parrucchieri sono chiusi, ho i capelli di merda e non posso venire.


Scritto e diretto sotto l’effetto di una sambuca.




giovedì 2 maggio 2024

Sullo scazzo e altre indisposizioni

 Oggi 2 maggio 2024 mi sono presa una giornata ferie.

Ed è andata molto bene fin dal risveglio.

Infatti, non dico che ero depressa, ero solo triste.

Non dico che ero psicopatica, ero solo maleducata e aggressiva.

Non dico che ero in piena crisi isterica, ero solo arrabbiata.

Non dico che ero affetta da ossessioni, ero solo preoccupata e pensierosa.

Non dico che avevo attacchi di panico o di ansia, ero solo spaventata.

Non dico che soffrivo di un disturbo dell’attenzione, dico che non me ne fregava un cazzo di tutto.

Non dico che ero abulica, ero solo in ferie e non ho fatto altro che frignare.

È andata molto bene perché non avevo nessuna patologia psichica, ero solo in piena turbolenza dell’anima, o per meglio dire, ero pregna di emozioni di merda.

Tutto ciò si chiama SCAZZO.

E non è una patologia.

venerdì 19 aprile 2024

12

 Ah il sogno.

Beh di solito si dice “ti ho sognato ma non ricordo il contesto” anche quando uno se lo ricorda benissimo ma è meglio non raccontarlo.

Comunque non era un incubo, solo che non mi ricordo il contesto.

martedì 2 aprile 2024

Franca Gozzi

 Arrivano le notizie della zia Franca sulla chat della famiglia e io non commento mai.

Sono una merda.

Ma come si fa a commentare le notizie di una persona che sta in un ospizio, che non le lasciano tenere nulla, manco una matita, che non la lasciano andare in bagno, che si caga e si piscia addosso, che piange perché vuole tornare a casa sua e non vuole stare sporca nel letto?

Come si fa a commentare il dolore della sua unica figlia che non ha altra scelta che tenerla lì, che ha rinunciato al bello dei suoi 50 anni per seguire sua madre e per vederla ora appassire disperatamente in quel posto come una pianta marcia che un tempo aveva dato frutti meravigliosi a lei e ai figli di lei?

Ma cosa cazzo volete che commenti, DioMadonna.

L’unica cosa che potrei commentare è che piuttosto che ridurmi così preferirei morire domenica prossima.

Domenica, non prima, perché voglio vedere ancora due puntate di The Gentleman con Edo mentre mangiamo qualche proteina unta e perché domani voglio andare a cena dalla mamma, e perché venerdì prossimo voglio andare dal parrucchiere e poi con Germa a Santo Stefano al Mare a fare la fuga con la Mini usata nuova, che per comprarla mi sono indebitata fino al buco del culo, però ho fatto l’assicurazione ‘morte’ in caso dovessi morire così mio figlio non se lo deve menare con le rate (però Edo ricordati che devi 3k allo zio Carlo, dedotti i 50 euri al mese pagati fino alla mia morte).

Ecco, domenica prossima potrebbe anche essere ok.

Non prima.

Coraggio zia Franca, tieni duro, che l’anima di un Gozzi non è mai stato un concentrato di leggerezza, ma una risata non se l’è mai negata.

Ti auguro di tornare prestissimo a sorridere insieme ai tuoi fratelli, col culo pulito e una matita in mano.

mercoledì 20 marzo 2024

Papà

  Papà, avrei voglia di fare una cirulla con te. Ma ne avrei voglia solo perché sono 22 anni che non ti vedo e non gioco con te.

Se tu ora fossi ancora qui con noi, probabilmente continuerei a non sopportarti per gli stessi motivi per cui non sopporto me stessa.

Perché io e te siamo identici.

Papà, se tu fossi ancora qui con noi, non mi verrebbe da raccontarti come sto stasera.

Perché sarei la stupida che sono stata per tutti i trent’anni in cui ti ho avuto al mio fianco, durante i quali sapevo che mi avresti capita e mi avresti detto la cosa giusta, ma non ti ho mai permesso di avere la soddisfazione di dirmela.

Papà, ora che sei morto vorrei dirti che stasera mi sento di merda.

E chissà che cose belle tireresti   fuori per farmi sentire meglio, mentre mi spacchi un culo così a cirulla e mi sgridi perché son lenta a contare fino a 15 e non ricordo le carte che sono uscite.

mercoledì 6 marzo 2024

Bene, grazie.

A volte faccio da modella per la rubrica Trascurabili cronachette.






sabato 24 febbraio 2024

Tu not forghet

 Trova sempre la cosa più giusta da dire, che di quell’altra non frega un cazzo a nessuno.

lunedì 29 gennaio 2024

Drammatico ed altamente estetico caposaldo di una femmina cancro ascendente cancro di mezz’età

 Cresciuta con la convinzione che l’amore condannato fosse il massimo della realizzazione romantica a cui potessi aspirare.

Ecco perché oggi mi ritrovo a dover chiedere un finanziamento e l’anticipo della liquidazione per cambiare la mia vecchia Smart scassata con un’auto usata di almeno 13/15 anni.


(Sì, questa può suonare un po’ pesantuccia, lo so, ma se mai dovessi passare da queste parti sappi che non è una lamentela ma una felice presa di coscienza del mio caposaldo ;)

martedì 23 gennaio 2024

Accadde oggi


RX al torace, 23/01/2024.

Ansia, forte dolore che attraversa come una lama il polmone sinistro dalla tetta alla scapola, tosse cronica, (siga spenta prima di entrare in ospedale), accettazione, sala d’attesa, macchinetta del caffè rotta, Facebook, notifica di un ricordo “Accadde oggi”: un post della Simo che mi dice “IO CI SONO”, parla del Giapponese che non le basta mai (il ristorante) e annuncia che stasera, 23/01/2009, ci va.

In effetti, 15 anni dopo, LEI C’È, e non va al ristorante giapponese a calarsi un sushi, ma in Via del Giappone a fare i raggi con me.

C’è ancora motivo che io stia in ansia?

Direi proprio di no.

Questa deliziosa casualità era degna di nota.

E tutto il resto, sia quel che sia.





sabato 20 gennaio 2024

C’è una sola cosa molto importante che noi dobbiamo fare prima possibile.


 Il finale di Eyes Wide Shut, la summa della natura umana.


venerdì 12 gennaio 2024

Pompa


Stavo pensando a quei 1000 giri di parole per essere criptica come piace a me, dire il mio tutto che capisco solo io e gli altri dicono figo, ma chissà che cazzo voleva dire?

Però stasera no, non ce la faccio proprio perché la verità è che non sono mai stata il poeta maledetto scapigliato che avrei voluto essere quando avevo 18 anni e stavo studiando per la maturità, esame in cui, tra l’altro, mi hanno valutata con un misero quaranta sessantesimi di merda perché nel tema sul Leopardi ho citato Careless Whisper di George Michael, buonanima.

Sono stufa di sentirmi dire che sono esaurita e frustrata, che non sono mai abbastanza: abbastanza contenta o abbastanza empatica o abbastanza equilibrata o abbastanza qualsiasi cazzo di cosa volete che io sia.

Pompini.

Ecco cosa ho imparato ieri da una grandissima saggia, prima di quella “rilassante” passeggiata notturna da pegli a pra in cui non ho certo corso il rischio di essere aggredita per violenza sessuale, ma quello di fare una figura di merda se mi avessero aggredita per derubarmi i 15 euro che avevo nel portafogli. 

Pompini che bisognerebbe fare quotidianamente e generosamente.

Pompini ammerda a tutti quelli che ti stanno intorno, uomini, donne, bambini, figli, psicopatici, vecchi, amici, colleghi, amanti, parenti, capi, clienti, amori, cani, gatti e persino ai mortacci tuoi, per farli stare tutti bene, salvare la tua anima maledetta e farti valutare abbastanza qualcosa, anche più di 40/60.

Sani pompini fatti lbene dove tu al massimo patisci quel sopportabilissimo colpo di glottide che precede il rumoroso conato di vomito, con gli occhi lacrimanti che ti schizzano fuori dalle orbite.

Quei sani pompini fatti bene per essere ricordata da tutti come il Creatore del loro benessere, senza troppo rompere i coglioni altrui.

Non ho più sangue nelle vene però ora mi sparo il 24imo episodio di Lady Oscar e mi spompino il mio tenero esaurimento ingiustificato, che è venerdì sera e pure lui pretende la sua pausa abbastanza godereccia.

Ma anche protezione.

Sicurezza.

Conforto e intimo nido.

Ahhh. Vengo.

💦




lunedì 1 gennaio 2024

Fifa 2024

 Vorrei essere ispiratissima in questa prima mattina del nuovo anno (che non so perché ha, fin dai tempi della scuola elementare, quell’orrendo sapore misto di malinconia e merda tipico della domenica sera) per poter scrivere qualcosa in merito ai buoni propositi che in genere si fanno il primo gennaio.

Ne avrei davvero tantissimi da sottopormi, se solo avessi la voglia di impegnarmi, ma alla fine sono un’abitudinaria e lascio tutto il mio disordine uguale a quello degli anni  precedenti. 

Non tocco e non sposto niente, perché oltre ad essere un’abitudinaria, sono anche un’inguaribile superstitious, e mi dico: se anche quest’anno si è chiuso senza grandi traumi (sebbene non si possa manco dire che si sia chiuso in un trionfo, visti gli ultimi giorni) significa che può funzionare così. Squadra vincente non si cambia, quindi perché fare entrare in campo dei buoni propositi del cazzo che sicuramente potrebbero migliorare la mia persona ma magari mi portano sfiga?

Mi tengo comodamente la mia squadretta composta da tutti quegli elementi che avrebbero dovuto essere l’oggetto dei miei buoni propositi, tipo tutte le mie debolezze, i miei scazzi, le mie paranoie, le mie frustrazioni e le mie 15/20 Rothmans rosse al giorno.

Auguro un anno di tanti sorrisi a tutti quanti, a chiunque voglia ancora sopportare e supportare la mia squadra, a chi la sostiene con affetto nonostante tutto, a chi la trova anche un po’ attraente, nonostante tutto, a chi un tempo la trovò attraente ma ormai ha scoperto essere noiosa e faticosa, a chi la vorrebbe perdente e a chi deciderà di non seguirla più. 

Sono le ore 9.25 ed entro breve spero di incontrare il mio primo sonno del 2024, dato che sono a letto già da ore ma ancora non si è palesato.





venerdì 8 dicembre 2023

My Service Support Fucker

 Credo di essere stata profilata sul web come “utente a cui piantarlo facilmente in culo” perché ogni volta che entro in qualche social mi trovo davanti una catena infinita di profili fake che mi propongono ogni tipo di truffa (annunci intervallati al massimo dai post di mia madre, che truffe non sono ma il pericolo di esserne inghiottita è altrettanto spaventoso).

Non ho ancora capito se gli occhi del cyberspazio abbiano riconosciuto  quanto io sia una vecchia coerentemente rincoglionita cronica dal fatto che su ig ho iniziato a seguire con imbarazzante assiduità Chiara Ferragni, o dal fatto che su blogspot scrivo minchiate da depressa, o che su Twitter penso ancora di essere su Twitter anziché su X o  perché su ogni sito in cui vado, per non fare la schizzinosa diffidente, accetto e acconsento a qualsiasi cuchi e privacy, o infine perché due mesi fa su un palese annuncio fake di fb ho comprato e pagato euro 49,99 con carta di credito un mobiletto portatrucchi e porta bigiotteria di dubbio gusto che ovviamente non mi è mai arrivato, ma sono in costante contatto con una tipa di Hong Kong che si fa chiamare Your Service Support Angel, la quale giura ogni volta sul riso alla cantonese  che il cazzo di mobiletto sta arrivando e mi ringrazia for my patience.

Ma prego figurati, cara la mia Support Angel, prenderlo in culo dalla Cina può a suo modo essere anche un piacere, che budda ci possa perdonare tutti quanti, maledetta te, me e maledetto il giorno in cui ho deciso di comprare un mobiletto di merda che, tra l’altro, se un giorno davvero dovesse arrivarmi, mi costringerebbe a prendere tristemente coscienza di tre fattori sostanziali:

1) non saprei dove cazzo mettermelo;

2) avrò sì e no tre o quattro brutte collanine di plastica, che non porto mai;

3) tutti i miei trucchi stanno comodamente da anni in una busta che fa costantemente avanti e indietro tra casa mia e quella di Germa, e non hanno bisogno di una postazione stanziale.

Insomma, ‘sto mobiletto manco mi serviva.

Speriamo che sia davvero una truffa. Vàh. 

giovedì 7 dicembre 2023

Wanted 😊😢🥰😏😤😂😮🙃



😶
Dove sono finite le mie emozioni?
Son rimaste in qualche vecchia borsa che ho cacciato via per sbaglio?
Le ho dimenticate nella tasca di una braga buttata nello staccapanni della Caritas?
Volevo venderle su subito.it, dato che non interessano più da un pezzo.
Dovevano valere un po’. 
Ci avrei pagato almeno la metà della TARI 2023.

mercoledì 29 novembre 2023

Non

Non ci sto dentro ma nemmeno fuori, sopra e sotto.

Non ci sto.

mercoledì 22 novembre 2023

Castle went dark

 È diventato praticamente impossibile prendere una posizione senza sputare intolleranza anche da chi non ce lo saremmo mai aspettato, compresi noi stessi.

Nulla di strano.

Dopotutto, dove prolifera l’intolleranza, se ne genera sempre altra in nuove spontanee forme e direzioni nei confronti dell’intollerante.


Buffo, dovevamo essere nell’illuminata era dell’Acquario, ma ci stiamo morendo affogati dentro.

Tutti quanti, insieme.





giovedì 2 novembre 2023

🚫 Hai eliminato questo messaggio

 

L’ho  scritto su whatsapp e poi cancellato, lasciandoti solo la notifica della mia vigliaccheria.

Non so come dirti che non ce la faccio. Non c’è mai un momento giusto per dirtelo. Ogni volta c’è qualcosa di più importante che riguarda Ale, che È ovviamente la cosa più importante. Ma non c’è urgenza che non sia immediatamente sconfitta dall’urgenza per eccellenza, su cui puntare subito l’attenzione, lasciandomi come una stupida cogliona che si stava massacrando il cervelletto con futili idiozie.

È frustrante e soffocante. 

Io mi sto sentendo in gabbia con te. Non so nemmeno più come fare a darti sostegno, ormai ridotto a pochi consigli o pareri che alla lunga si sono consumati e ingialliti come vecchi stracci sporchi di cui non te ne fai più un cazzo.

Sono consumata io, svuotata, svilita, impotente e talvolta feroce, quando alzo il tiro e ti svelo ciò che non vuoi assolutamente sapere.

Oggi mi hai detto che ti succederà qualcosa alla salute, che sei certo di questa cosa e me l’hai detta in un momento in cui io ero nervosa e ti stavo tampinando perche anche a me capita di stare di merda con il mondo e con te.

Ma io non voglio esistere per te solo quando sto bene, sono sul pezzo, sono divertente, utile, saggia, lucida e coccolosa. E non posso pensare che se sbarello per i cazzi miei o le mie paturnie di merda, tu fai il ricatto che starai male.

Io sono anche ‘sta roba qui, e ho tutto il diritto di esserlo, ho tutto il diritto di dare spazio alla mia immondizia caratteriale e mentale.

Non posso fingere di star sempre bene solo perché tu hai i tuoi problemi e non puoi permetterti di avere anche quelli di coppia. Io devo potermi esprimere e magari fare schifo, anche se questo comporta un temporaneo problema di coppia. Perché se non mi esprimo, il problema diventa permanente. Se non reggo io e non reggi tu, saremo costretti a reggerci da soli ognuno per i cazzi propri, ognuno per la propria strada.

Ma manipolarmi come hai fatto oggi con la minaccia della tua salute che cederà, cosi per mettere a tacere una discussione che riguarda  noi, è veramente bieco e mi ha fatta stare male tutto il giorno. 

Io non voglio vivere imbottigliata. 

Se è questo di cui hai bisogno, per la tua salute, allora mollami.


Ma cosa cazzo lo scrivo a fare qui, che manco sai che un qui esiste ancora.

Cosa cazzo cancello i messaggi di whatsapp.

Vigliacca di merda.



mercoledì 25 ottobre 2023

La tua mamma e il tuo bicchiere infranto

Quella volta che ho infranto il tuo bicchiere di Valladolid, il ricordo dell’Erasmus.

Quella volta. Cioè una settimana fa.

Ti avevo appena rifilato uno dei miei soliti pippotti sulla tua inadeguatezza nelle cose pratiche, mentre caricavo la lavastoviglie.

Si è abbattuto uno dei 4 bicchieri da vino e Murphy, quello della legge, ha ovviamente deciso che fosse il tuo, non gli altri 3 del servizio che mi ha regalato mio fratello. Ho esclamato un Merda, pensando fosse uno degli altri tre.

Ma quando ho visto in terra tra i cocci la V di Valladolid insieme ad altre lettere spezzate incise nella trasparenza, il Merda si è trasformato in una sussurrata più grave esclamazione, che ti ha fatto capire subito qual era il bicchiere sacrificato.

Quanti bicchieri ho rotto in vita mia? Tantissimi.

Ma questa volta una scheggia di vetro si è conficcata nel cuore, mi si è gelato il sangue e subito dopo un’ondata di sudore.

L’inadeguatezza nelle cose pratiche.

Rompere un bicchiere non è un dramma.

Ma noi scemi di merda che non conosciamo il significato dei drammi, siamo più fragili di un bicchiere di vetro da pochi euro preso ad una sagra spagnola con i fratelli che non hai mai avuto in vita tua.

Sono fragile io che ho pianto come una cogliona per averti infranto un ricordo, sei fragile tu che hai raccolto i cocci a mani nude e piedi scalzi, incurante come lo sono i bimbi del pericolo di tagliarsi.

È fragile il tuo tenero odio verso di me, è fragile il mio essere una madre incapace di insegnarti che gli oggetti possono avere un potere evocativo apparentemente potente ma non sono altro che una sciocca rappresentazione tangibile di ciò che è privo di materia, un’emozione, un ricordo, un sentimento.

Il bicchiere non è l’esperienza vissuta, non è la vostra amicizia, non è la bevuta, la risata o il pianto che avete fatto insieme.

Il bicchiere è solo il veicolo che trasporta tutte queste belle cose che porterai dentro per sempre, sul piano della coscienza, quando lo guardi distrattamente passando davanti alla libreria sulla quale lo conservi a prendere polvere nella tua lurida camera.

Lui è fragile, il bicchiere.

Il tuo vissuto no, quello non può farsi rompere in mille pezzi da una madre maldestra intenta a fare pippotti sull’inadeguatezza nelle cose pratiche. 

Quella sera ho limato con impegno e la carta vetrata i bordi taglienti di ciò che è rimasto del bicchiere, ho sciolto a bagnomaria due candeline rosse Ikea profumate alla ciliegia, ho passato quei bordi nella cera e l’ho usata per trasformare i resti del gotto in una candela del cazzo, con tanto di stoppino.

Tu non ami particolarmente il vino, ma amavi quel bicchiere.

La verità è che so bene che non ami nemmeno le candele. 

Ma noi fragili siamo fatti così, vogliamo tenerci stretto qualunque oggetto sia in grado di rievocare un passato che ci ha resi felici.

E allora penso che quando guarderai quel bicchiere monco che è diventato una stupida candela, penserai a Valladolid, al tinto de verano bevuto coi tuoi fratelli, e perché no, a quella primadonna di tua mamma, che è riuscita ad entrare involontariamente ma prepotentemente in un ricordo nel quale non c’entrava un cazzo.

L’amore di una femmina, in qualunque forma esso sia tra quelle contemplate in letteratura, è un genio del male e pretende di essere ricordato.